Livelli di Autismo

L‘autismo, nel corso degli anni, è stato definito in modi diversi all’interno della comunità scientifica internazionale. Nell’articolo di oggi vediamo in dettaglio come si distinguono i livelli di autismo e come vengono diagnosticati.

DSM 5 – Diagnosi di autismo e livelli di autismo

Il DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – la principale fonte per la diagnosi di vari disturbi mentali o comportamentali negli Stati Uniti) ha modificato i criteri e i requisiti per la definizione della diagnosi di autismo (o disturbo dello spettro autistico) nel corso degli anni con edizioni sempre aggiornate (oggi, DSM 5).

Questi continui aggiornamenti del manuale non sono qualcosa di specifico per la diagnosi di autismo ma anche le altre diagnosi ricevono di volta in volta modifiche e miglioramenti.

Il DSM identifica dei sintomi principali (domini) che vengono attentamente osservati e valutati nel bambino dal medico o dal neuropsichiatra infantile, per poi definirne una diagnosi chiara.

Diagnosi e livelli di gravità: i cambiamenti nei criteri del DSM

Il DSM 5 (edizione più recente) ha apportato alcune modifiche ai criteri diagnostici per l’autismo rispetto al DSM-IV.

In sintesi, il DSM-5 ha combinato quelle che nel DSM-IV erano quattro diagnosi separate sotto l’unico cappello diagnostico dei Disturbi dello Spettro Autistico.

Le quattro diagnosi che ha messo assieme sono:

  • disturbo autistico
  • sindrome di Asperger
  • disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato (PDD-NOS)
  • disturbo disintegrativo dell’infanzia

È stato inserito questo cambiamento in quanto le sopracitate quattro diagnosi nel DSM-IV includevano caratteristiche comportamentali simili soltanto a diversi livelli di gravità. Ciò ha portato allo sviluppo del focus sull’autismo come spettro (Wright, 2013).

La diagnosi di disturbo dello spettro autistico è ora classificata in base alle difficoltà di una persona nell’area della comunicazione sociale e delle abilità sociali, nonché a comportamenti limitati.

Livelli di autismo: cosa e quali sono?

Nel DSM 5 oltre che ai cambiamenti nella diagnosi si aggiungono i livelli di autismo (ora definito precisamente come disturbo dello spettro autistico).

I livelli di autismo consentono di porre maggiore chiarezza sulla diagnosi di autismo in termini di:

  • necessità di supporto richiesto (quanto ha bisogno di essere assistito/aiutato/supportato?);
  • interferenza nel funzionamento della persona (quanto i sintomi interferiscono con la vita della persona?)

Esistono tre livelli di autismo: Livello 1, Livello 2 e Livello 3 (Kandola & Gill, 2019) i quali aiutano a identificare la gravità dei sintomi nel dominio della comunicazione così come nel dominio dei comportamenti/interessi ristretti o ripetitivi.

Il livello di gravità viene valutato dal medico o neuropsichiatra in riferimento alle due aree (domini) della diagnosi:

  1. COMUNICAZIONE E INTERAZIONE SOCIALE
  2. INTERESSI LIMITATI e COMPORTAMENTI RIPETITIVI

Livello 1 di autismo (lieve): richiede supporto

Il livello 1 di autismo è il meno grave e potrebbe essere definito come autismo lieve.

  1. COMUNICAZIONE E INTERAZIONE SOCIALE: senza i supporti in atto, i deficit nella comunicazione sociale causano notevoli menomazioni. Presenta difficoltà ad avviare interazioni sociali e risposte atipiche o fallimentari nelle aperture sociali agli altri. Può sembrare che abbia un minore interesse per le interazioni sociali. Ad esempio, la persona può essere in grado di parlare con frasi complete e impegnarsi nella comunicazione, ma nello scambio tipico delle conversazioni con gli altri fallisce e i tentativi di fare amicizia sono rari e in genere fallimentari. Sono frequentemente in grado di comunicare verbalmente e di avere alcune relazioni. Tuttavia, possono avere difficoltà a mantenere una conversazione e a farsi degli amici.
  2. INTERESSI LIMITATI e COMPORTAMENTI RIPETITIVI: La rigidità del comportamento causa un’interferenza significativa con il funzionamento in uno o più contesti. Difficoltà a passare da un’attività all’altra. Problemi di organizzazione e pianificazione. Inoltre, spesso si attengono a routine stabilite e si sentono spesso a disagio di fronte a cambiamenti o a eventi imprevisti. Potrebbero voler fare certe cose a modo loro.

Inoltre, la rigidità induce spesso comportametno problema  che vanno gestiti con le giuste strategie.

Le persone con autismo di livello 1, dunque, richiedono solo un supporto minimo per essere aiutati a funzionare nelle loro attività quotidiane

Livello 2 di autismo (moderato): richiede un supporto sostanziale

Il livello 2 di autismo si riferisce alla fascia media in termini di gravità dei sintomi e necessità di supporto.

  1. COMUNICAZIONE E INTERAZIONE SOCIALE: Marcati deficit nelle capacità di comunicazione sociale verbale e non verbale; menomazioni sociali evidenti anche con i supporti in atto, avvio limitato delle interazioni sociali e risposte ridotte o anormali alle aperture sociali degli altri. Le persone con autismo di livello 2 possono o meno comunicare verbalmente. Se lo fanno, le loro conversazioni potrebbero essere molto brevi o solo su argomenti specifici e potrebbero aver bisogno di un ampio supporto per partecipare alle attività sociali. Il comportamento non verbale delle persone con autismo di livello 2 può essere atipico. Potrebbero non guardare qualcuno negli occhi mentre qualcuno sta parlando con loro. Potrebbero non esprimere emozioni attraverso il tono di voce o attraverso le espressioni facciali nello stesso modo in cui lo fa la maggior parte delle altre persone.
  2. INTERESSI LIMITATI e COMPORTAMENTI RIPETITIVI: L’inflessibilità del comportamento, la difficoltà nell’affrontare il cambiamento o altri comportamenti limitati o ripetitivi appaiono abbastanza frequentemente e interferiscono con il funzionamento in una varietà di contesti. Tali difficoltà possono manifestarsi in comportamenti problema più o meno gravi. Possono avere routine o abitudini che sentono di dover fare e, se queste vengono interrotte, si sentono molto a disagio o turbate. I suoi interessi fissi sono difficili da reindirizzare.

Le persone che si qualificano come autismo di livello 2 hanno bisogno di più supporto rispetto alle persone con autismo di livello 1.

Livello 3 di autismo (severo): richiede un supporto molto sostanziale

Il livello 3 di autismo è la forma più grave di disturbo dello spettro autistico.

  1. COMUNICAZIONE E INTERAZIONE SOCIALE: Gravi deficit nelle abilità di comunicazione sociale verbale e non verbale causano gravi menomazioni nel funzionamento. Ha un inizio molto limitato di interazioni sociali e una risposta minima alle aperture sociali degli altri. Ad esempio, la persona può conoscere poche parole e quindi raramente inizia l’interazione e, quando lo fa, utilizza approcci insoliti per soddisfare solo i bisogni e risponde solo ad approcci sociali molto diretti. Sebbene alcune persone con autismo di livello 3 possano comunicare verbalmente (con parole), molte non comunicano verbalmente o potrebbero non utilizzare molte parole per comunicare.
  2. INTERESSI LIMITATI e COMPORTAMENTI RIPETITIVI: L’inflessibilità del comportamento, l’estrema difficoltà ad affrontare il cambiamento o altri comportamenti limitati e ripetitivi interferiscono notevolmente con il funzionamento in tutti gli ambiti. Le persone con autismo di livello 3 spesso lottano con eventi imprevisti che creano in loro una forte frustrazione e angoscia. Possono essere eccessivamente ipersensibili a particolari input sensoriali. Hanno comportamenti restrittivi o ripetitivi come dondolio, ecolalia, cose che girano o altri comportamenti che attirano la loro attenzione e che spesso intralciano il modo di funzionare in modo indipendente e con successo con le attività quotidiane.

Le persone con autismo di livello 3 richiedono un supporto molto sostanziale per apprendere abilità importanti per la vita quotidiana. Inoltre, il livello 3 di autismo a causa delle importanti compromissioni comunicative e comportamentali è quello che maggiormente presenta comportamenti problema  che vanno gestiti con le corrette strategie educative.

Riassumendo…

Il livello 1 di autismo si riferisce all’autismo lieve che richiede il minimo supporto.

Il livello 2 di autismo è il livello medio che in genere richiede un supporto sostanziale in alcune aree.

Il livello 3 di autismo è il livello più severo che richiede un supporto molto sostanziale per aiutare l’individuo a svolgere le attività della vita quotidiana che sono importanti per le abilità sociali o comportamentali.

Misurare il livello di autismo e aggiornarlo può aiutare per la pianificazione del trattamento (Metodo ABA) e il processo decisionale prognostico.

La misurazione viene svolta dal medico al momento della valutazione clinica. Il medico neuropsichiatra valuta il livello di interferenza e supporto necessari al funzionamento in relazione alle difficoltà presenti in ciascun dominio negli ultimi sette giorni.

Le Stereotipie nell’Autismo

Si può scrivere nelle verifiche e/o in pagella che lo studente ha usufruito dei sistemi compensativi previsti nei loro PDP/PEI?

PER LE VERICHE SCRITTE

Scrivere  nelle verifiche note del tipo: “lo studente ha svolto la verifica usando gli strumenti previsti nel suo PDP/PEI” o diciture analoghe è una scorrettezza.

È un riferimento a un disturbo clinico e questo viola la Legge sulla privacy sui dati sensibili inerenti la salute, che la scuola può conservare ma mai divulgare, neppure indirettamente.

È ingiusto perché nella valutazione questi alunni, in base alla normativa, possono usare strategie compensative che hanno lo scopo di consentire loro di essere valutato equamente e non rappresentano una facilitazione; se l’alunno con BES ha raggiunto gli obiettivi richiesti, si è guadagnato il suo voto e non è giusto sminuire i suoi risultati.

PER LE PAGELLE

La scheda di valutazione è un atto amministrativo, non una comunicazione personale della scuola alla famiglia, e non può assolutamente contenere informazioni sulla salute (dati sensili) se non nei casi esplicitamente autorizzati dalla normativa.

Esiste una norma esplicita che dice che nessuna indicazione va posta nei diplomi d’esame DL 62/17 art. 11 c. 15 per il primo ciclo, art. 20 comma 2 per il secondo.

Per la valutazione periodica e annuale (ex pagelle) non ci sono norme specifiche ma dovrebbe essere implicito che quello che non si può fare in un diploma non si possa fare neppure nella scheda.

L’eccezione a questo avviene SOLO nel secondo ciclo con gli studenti con disabiltà che seguono una programmazione non equipollente (differenziata), OM 90 del 2001 che all’art. 15 c. 6 diceva che «Per gli alunni che seguono un Piano educativo Individualizzato differenziato, ai voti riportati nello scrutinio finale e ai punteggi assegnati in esito agli esami si aggiunge, nelle certificazioni rilasciate, l’indicazione che la votazione è riferita al P.E.I e non ai programmi ministeriali»

L’OM 90 è stata dichiarata non può applicabile dal DI 182/20 ma questa indicazione non è stata inserita in nessuna disposizione più recente.


Leggere anche l’articolo di Orizzonte Scuola

 


 

Può entrare nella classe un terapista nominato dalla famiglia per vedere come lo studente con disabilità si comporta in classe, per poi suggerire delle strategie?

L’ingresso a scuola di persone esterne va autorizzato dal dirigente ma nessuna norma lo vieta a priori.

I genitori presenteranno una richiesta scritta indicando il nome dello specialista, la sua qualifica, e gli scopi del suo intervento.

È importante specificare chiaramente che lo specialista si occuperà solo di quel bambino e sugli altri non farà nessun intervento, né di osservazione né altro.

Non raccoglierà né registrerà neppure il loro nome e ovviamente non ci sarà nessun riferimento a loro in eventuali sue relazioni.

In questo caso non serve l’autorizzazione degli altri genitori, che vanno solo informati

Non è ammissibile che venga dato ad altri genitori il potere di impedire un intervento di osservazione che non coinvolge assolutamente il loro figlio ma che degli specialisti hanno ritenuto fondamentale per la cura e la riabilitazione di un altro bambino.

Se il dirigente ritiene di dover comunque chiedere le autorizzazioni, ovviamente se ne occuperà la scuola, non i genitori richiedenti, e andrà trovato il modo di conciliare i diritti di tutti.

Il dirigente non è obbligato ad accogliere la richiesta e ammettere quindi lo specialista in classe, ma il rifiuto deve essere formulato per iscritto e adeguatamente motivato.

Lo specialista ovviamente è scelto dai genitori.

Se la scuola  che rifiuta l’ingresso, deve anche  garantire che è capace da sola a mettere in pratica strategie per “aiutare” l’alunno in difficoltà, quindi ad esempio:

  • non chiamare i genitori a scuola ogni volta che si presenta un comportamento problema
  • non chiedere un orario scolastico inferiore
  • ecc…

In ogni caso il dirigente che rifiuta l’ingresso di terapisti  deve motivare per iscritto la sua decisione.

E’ possibile modificare il PDP dopo che è stato approvato?

La Legge 170 del 2010 art 5 c. 3 dice:

«3. Le misure di cui al comma 2 devono essere sottoposte periodicamente a monitoraggio per valutarne l’efficacia e il raggiungimento degli obiettivi. »

Quindi questo significa che si può modificare quando se ne ravvisa l’esigenza.

Però attenzione, negli anni terminali con gli esami, 3 media e quinto superiore, lo si può fare entro il termine massimo del 31 marzo (per ragioni organizzative), lo dice circolare BES  Nr. 8 del  2013 pag 3.

 

Se qualche insegnante è assente al GLO e non firma il PEI è libero di non rispettarlo?

Le Linee Guida del Dlgs 153/23, pag. 12, dicono che:

«La firma di tutti i membri del GLO è prevista sul PEI redatto in via definitiva entro il mese di ottobre e, alla fine dell’anno scolastico, nell’incontro di verifica. »

Il PEI approvato dal GLO va rispettato da tutti, anche dai membri assenti.

Se non sono d’accordo su qualcosa lo metteranno per iscritto e chiederanno la convocazione di un altro incontro.