di Amelia Cartia
Un applauso, qualche lacrima di commozione, una soddisfazione lunga cinque anni. L’esame di maturità è un traguardo memorabile, per tutti gli studenti che dall’età dei compiti passano in un momento a quella dei doveri. Per tutti, e per qualcuno un poco di più. In quinta C, al Liceo delle Scienze umane Giambattista Vico di Ragusa, a sostenere l’esame sono state diciassette ragazze: diciassette speranze, tutte così simili nella loro unicità. Tra loro un solo compagno di classe, unico ometto in un consesso di piccole donne, basterebbe questo a rendere a chiunque la vita un tantino difficile: ma non è il genere ciò che rende Alberto diverso dalle sue compagne.
Alberto Occhipinti, diciotto anni, un diploma appena conquistato, combatte dalla nascita con l’autismo, una sindrome la cui eziologia non é ancora estremamente chiara. Lunedì scorso, applaudito da quasi tutte le sue compagne, tornate tra i banchi apposta per l’occasione, Alberto ha “discusso” a suo modo la sua tesina di maturità. Discusso un po’ più piano degli altri, un po’ più lentamente, ma non meno approfonditamente. E soprattutto: in un modo che è solo suo.
«A causa della sua situazione particolare – ci ha spiegato la prof. Ignaziella Minardi, sua docente – Alberto non parla mai spontaneamente. Lui legge. E comunica per iscritto». Scrive per parlare, scrive per chiedere, scrive per dire che non vuole dire niente. «Sono assente – scrive quando protesta, chissà contro cosa, chissà contro chi – Sono lontano». Lontano lo è spesso, però mai solo. E mai meno attento degli altri. Neanche in sede d’esame.
L’esame, per gli studenti speciali come lui, segue una strada parallela ma non separata da quella dei compagni di classe: uguali le date, uguali gli appuntamenti, uguale l’impegno. Un gradino più facile, naturalmente, il testo della seconda prova scritta; più breve la stesura del tema e tutta incentrata sulla tesina argomentata a piacere la prova orale. Tutta letta, per forza di cose, ma tutta scritta da Alberto.
«Il tema che ho scelto – ha scritto Alberto alla sua insegnante – sono i Simpson. Sottotitolo: compagni contagiosi. Perché contagiosa è la bontà dei personaggi». Esprime piano idee chiarissime, Alberto, e con un piccolo aiuto da chi lo ama sviluppa un tema complesso. Da un cartone animato cult arriva a discutere di filosofia e di antropologia, di storia e di letteratura.
Homer Simpson come emblema del tema dell’inetto descritto da Italo Svevo; le avventure nello spazio dello stesso eroe giallo servono a spiegare la forza di gravità in fisica; i racconti di nonno Abe danno lo spunto per affrontare la seconda guerra mondiale; lo studio di una famiglia un po’ matta diventa un caso di studio antropologico. Perfino Karl Marx, chiamato in causa dalle creature disegnate da Matt Groening, arriva a discettare di filosofia e capitalismo nella tesina di Alberto, mentre il fenomeno dei terremoti nella cittadina di Springfield sposta l’attenzione sulle scienze della terra.
Terminata la sua esposizione, si è rivolto alla madre: «Mamma! Sono stato bravo». E lo è stato davvero. «Il lavoro è di Alberto – dice con orgoglio la sua insegnante – e lui ne ha scritto con competenza: anche nella discussione in lingua inglese si è dimostrato preparato, e ha stupito tutti con la sua pronuncia. Tutto quello che ho dovuto fare io è stato selezionare gli spezzoni degli episodi del cartone animato e montarli sulla presentazione power point con l’aiuto del padre di Alberto e delle colleghe». …CONTINUA A LEGGERE…
fonte: www.lasicilia.it