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Come aiutare un alunno con DSA (disturbi specifici di apprendimento)

✅ Le ricerche hanno dimostrato che il cervello di uno studente Dsa o ADHD non riesce a svolgere bene insieme due attività cognitivamente complesse.

Se le attività sono facili o non richiedono grande concentrazione
(ascoltare la musica mentre si cucina) è diverso, perché il cervello
non deve sforzarsi di suddividere
le energie per prestare attenzione
a ciascuna attività.

Se le due attività invece coinvolgono la stessa parte del cervello, ciò che devono
portare a termine diventa
automaticamente più difficile da ricordare in ogni sua parte o passaggio.

Un esempio pratico

Se uno studente in classe ascolta, non riesce contemporaneamente a prendere appunti, a scrivere.

Quindi gli insegnanti per aiutare lo studente potrebbero fornire prima di ogni spiegazione, uno schema scritto di modo tale che quest’ultimo possa concentrarsi meglio sull’ascolto della spiegazione. 

✅ I bambini con D.S.A. hanno, di solito,  problemi con la memoria a breve termine mentre, generalmente, hanno una buona memoria a lungo termine,  hanno, inoltre,  problemi di memoria nei casi in cui l’informazione sia strutturata in sequenza.

Ad esempio: imparare i giorni della settimana, i mesi dell’anno, le note musicali, le tabelline o l’alfabeto.

Pensano principalmente per immagini.

Spesso confondono la destra con la sinistra.

hanno diverse difficoltà nella percezione del tempo che scorre con la conseguente possibilità di avere difficoltà nell’organizzazione e nell’essere puntuale, e difficoltà nelle discipline dove il tempo è un elemento fondamentale come STORIA. 

Possono avere grandi difficoltà nella lettura dell’orologio analigico,alcuni non impareranno mai a leggerlo. 

✅ Hanno molte difficoltà motorie fini, come allacciarsi le scarpe o i bottoni, il modo in cui tengono in mano la penna, è altre cose. 

✅ Hanno notevoli difficoltà a mantenere l’attenzione e la concentrazione; 

✅ Nelle rielaborazioni spontanee hanno notevoli difficoltà nello strutturare un discorso che abbia un senso e la giusta successione dei tempi.

Apprendono rapidamente attraverso l’osservazione, la dimostrazione, la sperimentazione e gli aiuti visuali.

✅ Spesso sono molto vivaci e tendono a evidenziare ciò che sanno fare bene per sopperire alla mancanza di ciò che a loro risulta difficile ottenere.

 

La lettura può apparire molto lenta e/o  scorretta, oppure possono avere una buona rapidità di lettura ma senza una buona comprensione, questo perché sono così concentrati sul leggere bene e relativamente veloci che non gli rimangono energie per la comprensione. 

Sono lenti a scrivere, in modo particolare quando devono copiare dalla lavagna, commettono errori, saltano parole e righe, non utilizzano adeguatamente lo spazio del foglio.

Molti scrivono con caratteri troppo grandi e/o troppo piccoli e preferiscono scrivere in stampato maiuscolo.

✅ Possono avere difficoltà a utilizzare il vocabolario, a memorizzare termini difficili e specifici delle varie discipline, ricordare gli elementi geografici o collocare in modo corretto l’ordine temporale degli eventi storici.

✅  Il loro lessico spesso è povero, possono avere difficoltà nell’espressione verbale del pensiero; nel riconoscere le caratteristiche morfologiche della lingua italiana.

✅ hanno difficoltà nell’apprendere le lingue straniere e in particolare nella loro espressione scritta, perché la non corrispondenza dei grafemi rende molto difficile la memorizzazione dei termini.

✅ Molti bambini con D.S.A hanno difficoltà a fare i calcoli in automatico, a eseguire numerazioni regressive e le procedure delle operazioni aritmetiche (incolonnamento, riporto, ecc. a causa della difficoltà nella gestione dello spazio sul foglio).

Nel disturbo del calcolo possono essere compromesse diverse capacità, incluse quelle “linguistiche” (per esempio comprendere o nominare i termini, le operazioni o i concetti matematici, decodificare i problemi scritti in simboli matematici), quelle “percettive” (per esempio riconoscere o leggere simboli numerici o segni aritmetici e raggruppare oggetti in gruppi), quelle “attentive” (per esempio copiare correttamente i numeri, formule o figure, ricordarsi di aggiungere il riporto e rispettare i segni operazionali), quelle “matematiche” (per esempio seguire sequenze di passaggi matematici, contare oggetti e imparare le tabelline, memorizzare gli algoritmi risolutivi, ecc…).

I bambini D.S.A. possono presentare una sola caratteristica o più caratteristiche (o tutte) contemporaneamente, inoltre la “alterazione” delle abilità dipende molto anche dall’entità della caratteristica presentata.

Si stima che il 5-7% della popolazione scolastica presenta uno o più disturbi specifici di apprendimento.

Questo significa che almeno un alunno per classe può essere: dislessico, discalculico, disortografico, oppure può presentare più di uno di questi disturbi.

Possono presentare inoltre altri  disturbi, come il disturbo emotico l’ADHD e altri.

Per un alunno con DSA ogni operazione risulta sempre faticosa, per fare un’analogia come se a un destrimano venisse chiesto di scrivere con la mano sinistra.

Nella lettura ogni parola risulta sempre nuova, come se la leggesse per la prima volta; solo dopo molto tempo acquisirà una certa familiarità con le parole.

Provate a leggere, magari sotto stress un libro di astrofisica, quante parole non vi risulterebbero familiari?

Per loro è sempre così, per tutto.

COSA SI CHIEDE ALL’INSEGNANTE

L’insegnante deve partire dal presupposto che per un alunno con DSA, l’apprendimento non è impossibile, anzi, ma bisogna trovare una via alternativa. 

È fondamentale che egli collabori attivamente con i colleghi del consiglio di classe, che comunichi spesso con i genitori per trovare strategie che siano attuabili sia a scuola che a casa per rendere lo studente sempre più autonomo.

Per facilitare l’apprendimento occorre una buona strategia di insegnanto (personalizzata e individualizzata) e l’utilizzo di strumenti compensativi e misure dispensative a seconda delle caratteristiche dello studente.

Occorre che l’insegnante sia formato sui moderni sistemi tecnologici che ci sono oggi in quanto sono un elemento fondamentale per l’autonomia dello studente e per portarlo al successo formativo. 

Purtroppo capita che uno studente con DSA arrivi alle scuola superiore senza avere una certificazione, questo perché nessuno degli insegnanti precedenti ha mai avuto il sospetto che potesse avere un DSA.

Questi ragazzi  non essendo stati precocemente diagnosticati, non comprendono i numerosi insuccessi vissuti, e hanno un’immagine di sé negativa.

Vengono fuori le implicazioni psicologiche sul piano emotivo del ragazzo, che sembra abbia gettato la spugna e non vuole che si creino aspettative nei suoi confronti: ansia, frustrazione, senso di inferiorità, rabbia, sentimenti depressivi, scarso senso di autoefficacia e autostima, in queste situazioni le possibili conseguenze sono “l’aggressività” e il ritiro dalla scuola.

Aggressività che si manifesta con forme diverse, per esempio l’esacerbato umorismo, apparentemente non pericoloso
ma da ritenere un segnale di pericolo.

La bassa stima di sé provoca allontanamento sociale e sentimenti depressivi, cui bisogna prestare molta attenzione come insegnanti.

Un chiaro segnale è la difficoltà di controllo del movimento; ma anche la continua ricerca di approvazione è un sentimento depressivo.

Se non si interviene in modo adeguato, nel caso di disturbi specifici di apprendimento aumentano i disturbi associati: iperattività, deficit di attenzione, ansia.

Ciò accade perché, spesso, non riuscendo a darsi delle spiegazioni, questi ragazzi attribuiscono a loro stessi gli  insuccessi. 

Il docente dovrebbe riconoscere i segnali e consigliare alla famiglia degli accertamenti, dopo di che dovrebbe condurre lo studente  alla scoperta del proprio stile
cognitivo e, in funzione di questo, saprà individuare il metodo di studio più appropriato.

Proprio per questo lavoro che dovrebbero fare gli insegnanti si dice che: “il primo strumento compensativo di uno studente è un “buon insegnante”.

Per gli alunni con BES la legge prevede che siano affiancati gli strumenti compensativi e dispensativi a loro necessari:

  • studenti con disabilità legge 104-92
  • studenti con DSA legge 170-10 e DM 5669-11 con le allegate linee giuda
  • studenti con BES (senza certificazione di legge 104 e 170) direttiva BES del 2012

Occorre sempre sottolineare come le misure dispensative e compensative non debbano in alcun modo essere considerate delle forme ingiustificate di privilegio, quanto una garanzia di fruizione di pari opportunità formative per studenti con DSA. Un dislessico automatizza con estrema difficoltà il riconoscimento di formule e regole che può benissimo comprendere.

Dislessia, mai provato a farci i conti? Il toccante esperimento girato per la maturità

Una giovanissima regista e un’idea semplice ma efficace realizzata con tatto in vista dell’esame di maturità. Mettere tutti nei panni di un dislessico: lettere che si confondono, caratteri capovolti o incompleti. Così leggere una semplice frase diventa un’impresa impossibile. Aurora Merlo, così si chiama l’autrice dell’esperimento, ha fatto leggere ad alcune persone un testo opportunamente camuffato, le reazioni filmate sono tutte da vedere e rendono l’idea delle difficoltà che quotidianamente devono essere affrontate da chi soffre di questo disturbo

La maturità di Alberto una lezione per noi tutti

di Amelia Cartia

ALBERTOUn applauso, qualche lacrima di commozione, una soddisfazione lunga cinque anni. L’esame di maturità è un traguardo memorabile, per tutti gli studenti che dall’età dei compiti passano in un momento a quella dei doveri. Per tutti, e per qualcuno un poco di più. In quinta C, al Liceo delle Scienze umane Giambattista Vico di Ragusa, a sostenere l’esame sono state diciassette ragazze: diciassette speranze, tutte così simili nella loro unicità. Tra loro un solo compagno di classe, unico ometto in un consesso di piccole donne, basterebbe questo a rendere a chiunque la vita un tantino difficile: ma non è il genere ciò che rende Alberto diverso dalle sue compagne.

Alberto Occhipinti, diciotto anni, un diploma appena conquistato, combatte dalla nascita con l’autismo, una sindrome la cui eziologia non é ancora estremamente chiara. Lunedì scorso, applaudito da quasi tutte le sue compagne, tornate tra i banchi apposta per l’occasione, Alberto ha “discusso” a suo modo la sua tesina di maturità. Discusso un po’ più piano degli altri, un po’ più lentamente, ma non meno approfonditamente. E soprattutto: in un modo che è solo suo.

 

«A causa della sua situazione particolare – ci ha spiegato la prof. Ignaziella Minardi, sua docente – Alberto non parla mai spontaneamente. Lui legge. E comunica per iscritto». Scrive per parlare, scrive per chiedere, scrive per dire che non vuole dire niente. «Sono assente – scrive quando protesta, chissà contro cosa, chissà contro chi – Sono lontano». Lontano lo è spesso, però mai solo. E mai meno attento degli altri. Neanche in sede d’esame.

 

L’esame, per gli studenti speciali come lui, segue una strada parallela ma non separata da quella dei compagni di classe: uguali le date, uguali gli appuntamenti, uguale l’impegno. Un gradino più facile, naturalmente, il testo della seconda prova scritta; più breve la stesura del tema e tutta incentrata sulla tesina argomentata a piacere la prova orale. Tutta letta, per forza di cose, ma tutta scritta da Alberto.

«Il tema che ho scelto – ha scritto Alberto alla sua insegnante – sono i Simpson. Sottotitolo: compagni contagiosi. Perché contagiosa è la bontà dei personaggi». Esprime piano idee chiarissime, Alberto, e con un piccolo aiuto da chi lo ama sviluppa un tema complesso. Da un cartone animato cult arriva a discutere di filosofia e di antropologia, di storia e di letteratura.

 

Homer Simpson come emblema del tema dell’inetto descritto da Italo Svevo; le avventure nello spazio dello stesso eroe giallo servono a spiegare la forza di gravità in fisica; i racconti di nonno Abe danno lo spunto per affrontare la seconda guerra mondiale; lo studio di una famiglia un po’ matta diventa un caso di studio antropologico. Perfino Karl Marx, chiamato in causa dalle creature disegnate da Matt Groening, arriva a discettare di filosofia e capitalismo nella tesina di Alberto, mentre il fenomeno dei terremoti nella cittadina di Springfield sposta l’attenzione sulle scienze della terra.

 

Terminata la sua esposizione, si è rivolto alla madre: «Mamma! Sono stato bravo». E lo è stato davvero. «Il lavoro è di Alberto – dice con orgoglio la sua insegnante – e lui ne ha scritto con competenza: anche nella discussione in lingua inglese si è dimostrato preparato, e ha stupito tutti con la sua pronuncia. Tutto quello che ho dovuto fare io è stato selezionare gli spezzoni degli episodi del cartone animato e montarli sulla presentazione power point con l’aiuto del padre di Alberto e delle colleghe».  …CONTINUA A LEGGERE…

fonte: www.lasicilia.it

Come spiegare ai ragazzi cosa sono i Disturbi Specifici di Apprendimento

Il cercare di spiegare ai bambini che cos’è la dislessia e come questa influisce sul loro modo di apprendere non è cosa semplice e spesso non è semplice neanche spiegarlo ad un adulto

Cosa dire allora ad un bambino?

La verità: l’importante è che la si dica in modo semplice.

La psicologa americana Ania Siwek (2009), esperta nell’ambito dei disturbi di apprendimento, ha coniato una bellissima metafora per spiegare i Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).

Parlare attraverso metafore può avvicinare al magico mondo dei bambini, che non sempre hanno la capacità di comprendere davvero ciò che accade attorno a loro.

Rabbia, dolore, paura, vergogna, gelosia, senso di frustrazione, rimorso, ansia sono sentimenti difficili da gestire e, talvolta, anche da identificare. Vederli prendere vita e forma può aiutare

Ecco la metafora di Ania Siwek in tre punti:

Punto 1: Come si impara? Macchine, autostrade e garage

Spiegate al bambino che l’apprendimento “avviene” nel cervello… Il nostro mondo è pieno di cose nuove e interessanti da sapere, che si chiamano informazioni. Le troviamo dappertutto: nei libri, in TV, nelle riviste, nelle parole delle altre persone, a scuola… Tutte queste informazioni, quando le ascoltiamo, vediamo, studiamo, “entrano” nel nostro cervello.

Le informazioni arrivano e si muovono nel cervello lungo dei percorsi simili alle autostrade. Nel cervello queste “autostrade” sono tante, vanno in direzioni diverse e sono percorse da tantissime macchine.

Queste specie di macchine trasportano le informazioni verso le diverse zone del cervello e sono velocissime. Ogni zona del cervello riceve tipi diversi di informazione. E’ come se nel cervello ci fossero dei garage per ogni tipo di cosa da imparare. Ad esempio, ci sono garage per le parole, per i numeri, per i nomi degli animali, e così via. Quando si impara una cosa nuova, una macchina trasporta quella informazione verso il suo garage privato. Quando vuoi ricordare una cosa che hai imparato tanto tempo fa, è come se una macchina andasse verso un garage, prendesse su l’informazione, e la trasportasse là dove serve.

Nelle autostrade del cervello, le informazioni possono viaggiare velocissime, perché non ci sono semafori o altri ostacoli. Ci vuole meno di un secondo perchè una macchina prenda l’informazione dal garage giusto e la porti a destinazione. Più veloce di un battito delle ciglia!

Punto 2: Una spiegazione di cosa significa avere un DSA

Quando si ha un DSA, alcune autostrade del cervello non sono così libere e veloci . E’ un po’ come se ci fosse una lunga coda di macchine. Non tutte le autostrade sono lente però, soltanto alcune.
Quando si è bloccati nel traffico, nessuno sa quando si arriverà. A volte la coda “si muove” veloce, altre volte è lentissima e ci vuole tantissimo tempo!

Avere un DSA è come avere una coda che rallenta moltissimo le autostrade che vanno e vengono dal garage della “lettura”, “scrittura” e “calcolo”. E’ una seccatura e spesso ci fa stare male o arrabbiare. Prova a ricordare l’ultima volta che ti sei trovato bloccato in macchina in una coda… è stato divertente? Avresti voluto arrivare subito? Ti sei sentito arrabbiato, stanco, annoiato? A qualcuno invece non dà nessun fastidio, tanto alla fine si arriva, anche se dopo tanto tempo e fatica…Capisci ora perchè ti senti in questo modo quando hai una difficoltà a scuola?

Questi rallentamenti causano tanti problemi. Quando si ha un DSA che si chiama dislessia, ci vuole molto più tempo e si fanno molti più errori degli altri quando si legge qualcosa. Infatti, c’è una lunga coda di macchine che viene e che va al garage delle lettere e delle parole, e tutto si muove lentamente.

Capita di confondere i suoni di alcune lettere “b” e “d”, a volte si tira a indovinare, a volte si molla perchè è troppo faticoso o perchè si è stufi di sbagliare. Nella matematica, si possono confondere i segni delle operazioni e fare un’operazione con il “+” invece che con il “x”. Imparare a memoria le tabelline è difficile. Anche cercare di raccontare una storia può essere un problema a causa delle code che si formano in alcune autostrade del cervello. Le parole giuste non arrivano mai in tempo quando si parla e viene da dire sempre “eh” “cioè” “coso”, “cosa”…

Punto 3: Aiutare il bambino a capire che il suo potenziale è illimitato

Avere un DSA rende alcune cose ancora più difficili. Ma la cosa da ricordarsi sempre è che ci sono dei trucchi che si possono imparare per rendersi la vita più semplice. Un po’ come trovare una “scorciatoia” per non dover perdere tempo nelle autostrade bloccate. Usare le scorciatoie aiuta le macchine a muoversi più velocemente!

Bisogna ricordarsi però che su queste scorciatoie, le cose non vanno sempre lisce. A volte prendere una scorciatoia porta velocemente dove bisogna andare, altre volte invece ci sono degli ostacoli che bisogna superare… Questo vuole dire che anche se si prende una scorciatoia mentre si scrive una parola difficile, si possono lo stesso fare degli errori. Ma di solito le scorcitoie funzionano benissimo e aiutano molto il traffico nel nostro cervello.

Un’altra cosa molto importante è che usando la stessa scorciatoia ogni volta, presto la conoscerai molto bene e eviterai tutti gli ostacoli. Così i compiti difficili faranno meno paura e ci saranno meno errori! Ricordati che per usare le scorciatoie bisogna essere anche un po’ coraggiosi e creativi… ecco perché tra le persone che hanno disturbi dell’apprendimento ce ne sono tante che hanno creato e inventato cose nuove e bellissime con il loro modo “diverso” di pensare.

Nel tuo cervello non manca niente e tutto funziona. L’unica differenza tra il tuo cervello e quello di un bambino che non ha un disturbo dell’apprendimento sono le “code” che si formano in certe autostrade. E certe macchine ci mettono di più per raggiungere il proprio garage. Ma, alla fine, ci arrivano.