“I problemi scolastici sono iniziati all’inizio dello scorso anno scolastico con la terza media – ha dichiarato la madre del minore, anch’essa di Termoli -. Mio figlio a 12 anni è stato investito da un’auto che poi è fuggita e lui non si è mai ripreso completamente da questo grave episodio che lo ha lasciato con una dismetria alla gamba destra dopo 2 interventi chirurgici di ricostruzione di un ginocchio a Bologna. Se ci si aggiunge anche una miopia congenita ad un occhio dalla nascita, si può capire che, per lui, non è stato affatto facile inserirsi a scuola. In terza media, però, la situazione è peggiorata. Il ragazzino era considerato un cattivo alunno che non voleva studiare. Addirittura alcuni commenti di professori nei suoi confronti mi hanno ferita profondamente. Per gli insegnanti era una specie di pecora nera. Problemi continui con le interrogazioni, con i compiti a casa e nei comportamenti con gli altri compagni. Nessuno aveva capito nulla. La stessa preside mi ha contattata per sottopormi la questione ma io non ho mai creduto alle loro tesi. Mi sono rivolta privatamente ad una psicologa del posto che si è subito resa conto, dopo i primi test, della sua patologia. Il ragazzo soffre di disgrafia e disturbo specifico dell’apprendimento. Lo scorso mese di marzo la prima diagnosi di Dsa confermata dall’Asrem che gli ha riconosciuto il sostegno scolastico della legge 104/92. Ora è seguito da specialisti ed avrà un piano di studi personalizzato. Ma per arrivare a questo abbiamo passato entrambi un lungo periodo che ricordo come un incubo”. Il calvario prima personale e poi scolastico del quattordicenne, durato anni, ha convinto la madre a rivolgersi all’associazione nazionale di dislessia con la quale è in contatto. “Ho iscritto mio figlio al Liceo pedagogico di Guglionesi i cui docenti sono preparati per affrontare queste situazioni – ha concluso la donna -, ma sono molto amareggiata per quanto accaduto nella scuola media a cui era iscritto e dalla quale mio figlio ne è uscito frustrato e convinto di non valere niente. Il percorso, ora, per il suo recupero è in salita ma si affronta con una nuova consapevolezza e con il supporto di chi è professionalmente preparato. La mia caparbietà e fiducia in lui mi hanno permesso di andare fino in fondo e salvarlo dall’abbandono scolastico”.
La donna con il supporto dell’associazione nazionale vuole sensibilizzare al problema che vivono molti bambini e ragazzini, spesso incompresi dagli stessi educatori. Sulla vicenda la preside si difende. “Fare una diagnosi di dislessia non spetta alla scuola” dice la dirigente della scuola media Matilde Tartaglia interpellata sulla vicenda del minore di 14 anni, affetto da dislessia ma incompreso dai docenti che lo avevano “bollato” come un elemento di disturbo della classe, un cattivo alunno.
“Io ho seguito questo ragazzo solo al terzo anno e, per quello che è stato fatto nei 2 anni precedenti, non posso rispondere – ha proseguito la coordinatrice scolastica -. Per quello che mi riguarda, nel momento in cui il problema comportamentale di questo alunno è stato posto alla mia attenzione, ho fatto subito chiamare la madre a cui è stato chiesto di intervenire. Noi abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare per lui anche accogliendo la psicologa che ha fatto la diagnosi di dislessia che è venuta a sottoporci un piano di studi per il ragazzo. Di più non si poteva fare”.
La preside in riferimento alla mancata comprensione da parte dei docenti della scuola media della problematica del minore “assolve” i professori. “Nel 2010 con la riforma, a Termoli sono stati fatti dei corsi di formazione per i docenti per cui ho piena fiducia negli insegnanti e nel loro operato”.
Il vice sindaco Maria Concetta Chimisso, preside dell’Istituto Alberghiero di Termoli spiega: “Quante ingiustizie si sono portate avanti nei confronti dei bambini ed adolescenti dislessici, scambiati per bambini svogliati, pigri e con poca voglia di studiare. E’ un fenomeno piuttosto diffuso, bisogna accettarlo. Su questo argomento lo scorso anno è stato fatto un progetto con il primo circolo. Alle famiglie dico che la diagnosi precoce è motivo di serenità per il futuro. Per come sono composte le nostre scuole non è previsto il sostegno. Però, in genere, applicare una didattica differenziata su un alunno, c’è un miglioramento per tutta la classe”.