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Su una verifica di uno studente con disgrafia, si valuta come errore una o più parole parola incomprensibili?

La disgrafia è, come tutti i dsa, una caratteristica “nascosta” che può essere scambiata per disinteresse e sciatteria.

Per fare un esempio, un docente di scienze motorie segnalerebbe ad un alunno paraplegico l’incapacità di fare le scale con perizia ed agilità? Non credo.

Tornando al quesito: L’insegnante dovrebbe segnare le parole non leggibili  per farle notare allo studente, in un’ottica di possibile miglioramento, ma non deve assolutamente far influire questa problematica sulla valutazione, ma anzi deve trovare una possibile soluzione al problema, che può essere l’uso del PC durante le veriche.

 

Tutor DSA cosa fa, qual è la differenza con chi fa ripetizioni?

Deve aver fatto un corso specifico ed avere poi il diploma/attestato.

Ci sono tutor con attestato di poche ore di formazione (week end) oppure di mesi,
una laurea negli ambiti dell’educazione o della psicologia o un master, anche per questo che i costi variano molto.

  • Attualmente è una figura non normata a livello di legge.

Le competenze che deve avere un tutor DSA sono tantissime, ecco le principali:

🎯 Saper leggere una certificazione

🎯 Saper leggere un PDP

🎯 Avere le competenze per eventuali colloqui con i professori, psicologi e altri professionisti

🎯 Saper stilare report dell’andamento delle attività che sta svolgendo

🎯 Conoscere gli strumenti compensativi e dispensativi tradizionali e digitali tra cui mappe concettuali, sintesi vocali, per ogni materia ce n’è almeno uno

🎯 deve saper insegnare un metodo di studio e come Vanno costruite le mappe concettuali per portare lo studente all’autonomia

🎯 Deve sapere alla perfezione le varie normative per dare supporto alla famiglia e alla scuola

🎯 Essere consapevole che spesso gli studenti con DSA hanno in comorbilità altre difficoltà, spesso veramente impattanti

🎯 Saper gestire a livello emotivo le situazioni che si possono creare con lo studente ed insegnare allo studente la regolazione delle emozioni

🎯 Saper dialogare con i genitori e costruire un ambiente favorevole all’apprendimento

 

Le 4 DIMENSIONE del PEI

Le 4 DIMENSIONE del PEI:

  1. Dimensione della relazione, socializzazione e interazione :si faccia riferimento alla sfera affettivo relazionale, considerando l’area del sé, il rapporto con gli altri, la motivazione verso la relazione consapevole, anche con il gruppo dei pari, le
    interazioni con gli adulti di riferimento nel contesto scolastico, la motivazione all’apprendimento
  2. Dimensione della comunicazione e del linguaggio:  si faccia riferimento alla competenza linguistica, intesa come comprensione del linguaggio orale, produzione verbale e relativo uso comunicativo del linguaggio verbale o di linguaggi alternativi o integrativi; si consideri anche la dimensione comunicazionale, intesa come modalità di interazione, presenza e tipologia di contenuti prevalenti, utilizzo di mezzi privilegiati
  3. Dimensione dell’autonomia e dell’orientamento: si faccia riferimento all’autonomia della persona e all’autonomia sociale, alle dimensioni motorio-prassica (motricità globale, motricità fine, prassie semplici e complesse) e sensoriale (funzionalità visiva, uditiva, tattile)
  4. Dimensione cognitiva, neuropsicologica e dell’apprendimento: capacità mnesiche, intellettive e organizzazione spazio-temporale; livello di sviluppo raggiunto in ordine alle strategie utilizzate per la risoluzione di compiti propri per la fascia d’età, agli stili cognitivi, alla capacità di integrare competenze diverse per la risoluzione di compiti, alle competenze di lettura, scrittura, calcolo, decodifica di testi o messaggi

Docente curricolare e docente di sostegno DEVONO COLLABORARE l’alunno NON E’ dell’insegnante di sostegno

Il principio della corresponsabilità educativa è alla base del sistema di inclusione scolastico italiano, è stato rilanciato con il DL 66 del 2017 e il Decreto attuativo 182 del 2020 rivisto e corretto dal  DL 153 del 2023 attraverso due importanti innovazioni operative:

  1. l’istituzione del GLO, al quale partecipano “tutti” gli insegnanti dell’alunno con disabilità,
  2. il nuovo PEI che ha una sezione specifica, la n. 8, in cui va specificato cosa faranno e impareranno e come saranno valutati in ogni materia.

Corresponsabilità significa, ovviamente, condivisione delle responsabilità, ossia rispondere dei risultati delle proprie azioni.

L’insegnante di matematica, ad esempio,  è responsabile di quello che i suoi alunni imparano in matematica e ne risponde: dal punto di vita etico e professionale, prima di tutto, ma anche amministrativo, disciplinare e oltre, se i suoi alunni di matematica non imparano nulla. E in questo caso ovviamente è il dirigente che interviene.

Questo vale, pari pari, anche per gli alunni con disabilità.

La differenza è che quello che devono imparare non è definito dai programmi o dai libri di testo, ma da una programmazione personalizzata che si chiama PEI che anche l’insegnante di matematica, come membro del GLO, ha contribuito da definire.

Altra differenza è che c’è un collega, l’insegnante di sostegno appunto, che lo può aiutare ad attivare questa personalizzazione ma ovviamente lui deve fare la sua parte.

Se non è così, deve intervenire il dirigente, altrimenti è responsabile tanto quanto il docente che pensa sia suo diritto non occuparsi di questi alunni.

Libertà di insegnamento e autonomia scolastica

Cè ancora molta confusione sull’idea che si è creata (dall’interno della Scuola in verità), sulla “libertà di insegnamento” e “autonomia didattica”, che spesso vengono avallate assieme a giustificare una presunta insindacabilità delle scelte didattiche dei docenti; invece sono due cose ben distinte e dicono cose precise e diverse da quelle tanto spesso sdoganate, e non di minor importanza, nascono entrambe al di fuori e al di sopra della Scuola (intesa MIUR), perchè arrivano la prima direttamente dalla Costituzione (art. 33 comma 1) e l’altra dal Decreto del Presidente della Repubblica del 1999.

Merita prendersi un po’ di tempo e verificare le fonti, un principio alla volta:

– “libertà di insegnamento” è l’interpretazione che sopratutto la scuola ha dato della prima frase dell’art. 33 della Costituzione che testualmente sancisce: “L’ARTE E LA SCIENZA SONO LIBERE E LIBERO NE È L’INSEGNAMENTO. (…)- il resto non interessa qui ma per chi vuol ripassarselo tutto https://www.senato.it/1025?sezione=121&articolo_numero_articolo=33  –

Ora, tenendo conto anche che è stato scritto nel 1947 all’uscita da un periodo dove non era garantita nemmeno la libertà di espressione e pensiero, e verificato anche dal punto di vista della semantica, non può esservi dubbio che i soggetti dell’enunciato sono LE ARTI e LA SCIENZA e che, LIBERE sono loro, ossia non più vincolate dai dettami di un regime totalitario che impediva perfino il libero pensiero (!),  quel NE lega inequivocabilmente all’arte e alla scienza la libertà di essere insegnate, il legislatore non si riferiva certo alla libertà didattica (che infatti neppure menziona) che oggi si arroga diritti di insindacabilità che nessuno mai gli ha garantito.

Da “sono libere e libero ne è l’insegnamento (riferito a arte e scienza) si è scivolati quasi impercettibilmente in “libertà di insegnamento”, da qui fatta intendere “libertà di insegnamento dei docenti”… ma dove sta scritta questa cosa ufficialmente??

– “l’autonomia didattica” invece è stata sancita dal  Presidente della Repubblica 275 del 8 marzo 1999 e precisamente all’art.4, in cui si legge:
“1. Le istituzioni scolastiche, NEL RISPETTO DELLA LIBERTÀ DI INSEGNAMENTO (nb: se fa capo all’art. 33 della costituzione abbiamo capito come va letta), DELLA LIBERTÀ DI SCELTA EDUCATIVA DELLE FAMIGLIE (e qui sì è fuor di dubbio: l’educazione è e resta campo insindacabile potestà genitoriale) e delle finalità generali del sistema, a norma dell’articolo 8 concretizzano GLI OBIETTIVI NAZIONALI IN PERCORSI FORMATIVI FUNZIONALI ALLA REALIZZAZIONE DEL DIRITTO AD APPRENDERE E ALLA CRESCITA EDUCATIVA DI TUTTI GLI ALUNNI, RICONOSCONO E VALORIZZANO LE DIVERSITÀ, PROMUOVONO LE POTENZIALITÀ DI CIASCUNO ADOTTANDO TUTTE LE INIZIATIVE UTILI AL RAGGIUNGIMENTO DEL SUCCESSO FORMATIVO.”

È chiaro, mi pare, che il centro di tutto lo scopo per cui viene fatto tutto, il fine ultimo affinchè la scuola abbia senso di essere E’ inconfutabilmente, LO STUDENTE, IL SUO RAGGIUNGIMENTO DEL SUCCESSO FORMATIVO, NEL RISPETTO DELLE SUE CARATTERISTICHE QUALUNQUE ESSE SIANO, è tutto scritto chiaramente: se una libertà di insegnamento esiste è la naturale conseguenza della “scuola dell’inclusività” che questo Decreto ha fatto nascere, ossia per garantire che a ognuno sia garantito il successo formativo nell rispetto delle sue caratteristiche di apprendimento, giocoforza non esiste più un unico modello di insegnamento (e infatti da lì è stato anche abolito il PROGRAMMA MINISTERIALE sostituito dalle INDICAZIONI MINISTERIALI , ossia si è passato da “programma con elenco di nozioni da imparare” a “indicazioni di obiettivi da raggiungere, in termini di competenze”) ma la didattica va adattata ogni volta all’alunno al quale si va ad insegnare, da cui ” libertà di insegnamento” sì, ma circoscritta alla ricerca della didattica migliore per garantire il successo formativo dell’alunno nella sua unicità, quindi là dove la scelta dell’insegnante si dimostri non la più adatta incontra il suo limite di libertà e diventa contestabile se persevera.

Leggere anche questo articolo di  Orizzonte Scuola

D.Lgs. n. 297 del 1994