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Gli esami di riparazione come devono svolgersi per i ragazzi con DSA?

Chiarimenti del MIUR (dott. guido dell’Acqua referente MIUR area BES) circa il recupero dei debiti formativi e del programma da studiare per gli esami di riparazione interpellato da alcune associazioni territoriali che si occupano di DSA “Tutti X uno”.

Ecco le domande e le risposte:

1) Se i debiti riconosciuti ai ragazzi DSA, devono comprendere tutto il programma svolto durante l’anno o limitarsi alle parti del programma insufficiente.

1) Ovviamente sarebbe bene che il programma si limitasse a quelle parti ritenute insufficienti. D’altra parte, se l’insufficienza è stata una costante di tutto l’anno scolastico, sarebbe in ogni caso opportuno che il docente indicasse le parti del programma davvero imprescindibili, ossia i cosiddetti nuclei fondanti della disciplina.

2) Qual è la modalità con cui il Docente deve comunicare al ragazzo il programma oggetto del debito ed entro quando ? In caso poi l’insufficienza sia stata una costante dell’intero anno scolastico, come ci si deve comportare? Il ragazzo dovrà portare tutto il programma ?

2) Penso che nel momento in cui la scuola comunica alla famiglia la sospensione del giudizio su una o più discipline, della stessa comunicazione debba far parte quanto detto al punto precedente.

3) Le prove oggetto di debito dovranno tenere conto delle misure compensative e dispensatore inserite nel PDP in corso d’anno ?

3) Sì, assolutamente. Tutti gli strumenti compensativi usati in corso d’anno devono poter essere usati in sede di esame per il recupero del debito formativo.

sotto mail originali con autorizzazione a pubblicare

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La valutazione didattica dei ragazzi con DSA di Guido Dell’Acqua del MIUR (Parma 20-04-16)

Purtroppo il video intero non è più disponibile.
Queste sono  le slide in  pdf del Convegno di Parma avvenuto il 20.04.2016 del dott. Dell’Acqua del Miur molto interessanti La valutazione didattica dei ragazzi con DSA di Guido Dell’Acqua del MIUR (Parma 20-04-16)
Il convegno del Dott. Dell’Acqua, responsabile area Bes del MIUR, spezzettato punto per punto

Risposte del prof. Guido Dell’Acqua referente area BES del MIUR sulla questioni riguardanti il PDP e i 90 giorni di osservazione (il trimestre dell’A.S.)

Alcune associazioni (Beautiful Mind, DI.RE FA.RE., l’associazione Relessica e l’associazione Dislessia un limite da superare, Orto del sapere, S.O.S. Dislessia) hanno rivolto al ministero delle domande per avere alcuni chiarimenti su questioni riguardanti il PDP e i 90 giorni di osservazione.
Risponde il prof. Guido del’Acqua referente MIUR area BES.

Le Suddette Associazioni hanno anche chiesto il permesso a divulgare le risposte.

Ecco le domande:
  •  Gli studenti DSA hanno diritto ad usare gli strumenti previsti nel vecchio PDP fino alla redazione del nuovo nei test d’ingresso e nelle prove scritte e orali?
  • Gli studenti in attesa del loro primo PDP hanno diritto ad usare in attesa della redazione dello stesso degli strumenti compensativi e dispensativi? Se sì, quali? Quelli consigliati nella diagnosi depositata in segreteria?  O durante il periodo di osservazione gli strumenti vanno effettivamente tolti durante test e verifiche, come denunciano alcuni nostri associati?
  • Il PDP può essere consegnato in visione alla famiglia prima della firma, perchè sia letto con attenzione ed eventualmente sottoposto agli specialisti che seguono lo studente?
  • E’ possibile la redazione di un PDP per ragazzi con Bisogni Educativi Speciali? E’ a discrezione del consiglio di classe o anche la famiglia può farne richiesta?
  • Riguardo alla valutazione, un voto positivo può “cancellarne” uno negativo sul medesimo argomento o gli insegnanti sono costretti a fare una media con entrambi i voti?
Di seguito le Risposte:
  • Gli strumenti compensativi e le misure dispensative sono generalmente già elencati nella certificazione. In attesa della formalizzazione del Piano Didattico Personalizzato (PDP) vanno attuate preventivamente le misure indicate nella certificazione; gli eventuali voti negativi ottenuti senza gli strumenti compensativi e le misure dispensative vanno riconsiderati alla luce del PDP e non possono assolutamente fare media. I test di ingresso essendo tali non dovrebbero a priori fare media
  • Certamente copia del PDP può essere consegnato alla famiglia che ne faccia richiesta prima di firmarlo, per studiarlo e/o sottoporlo agli specialisti di fiducia
  • Il consiglio di classe è sovrano nel decidere se fare o meno un PDP per alunni con bisogni educativi speciali che non ricadano sotto l’ombrello della legge 104/1992 o della legge 170/2010. Se poi la famiglia non lo vuole, deve motivare per iscritto il diniego alla firma. Viceversa, anche la famiglia può chiedere al consiglio di classe che sia adottato un PDP e nel caso il consiglio di classe fosse contrario, deve verbalizzarne il motivo.
  • Gli alunni che hanno diritto alla compensazione orale delle prove scritte con prove orali compensano appunto le prove scritte e quindi se la prova orale è buona non ha senso che il voto finale sia una media… quantomeno dovrebbe esser una media pesata con peso preponderante sulla prova orale.  
Permesso a divulgare la mail di risposta

Ovviamente può divulgare presso chi vuole queste risposte, che non rappresentano la sola mia opinione ma quella dell’ufficio scrivente tutto. Sperando di essere stato esaustivo e rimanendo a disposizione per ulteriori chiarimenti, invio i miei più cordiali saluti Guido Dell’Acqua  

ATTENZIONE: Questi del prof. Dell’Acqua sono pareri autorevoli di un dirigente del ministero, ma non hanno la forma degli atti e provvedimenti amministrativi.

Sotto le mail originali

RISPOSTA

Come evitare di scambiare una difficoltà di apprendimento per un DSA

il 14 gennaio 2016

Immagine“Diagnosi di DSA: sono tutti DSA o capita che vi siano ‘difficoltà’ che realmente sarebbero recuperabili, ma che invece vengono diagnosticati come DSA?”

 

I DSA esistono, che sia chiaro, ma “quanto” una scuola poco efficace nella didattica (o negli stili relazionali) contribuisce a fare aumentare difficoltà anche ad alunni che non hanno un DSA, e che poi operatori poco esperti (aggiungo io) scambiano come DSA?

Stavolta facciamo il contrario. Parliamo di quali sono i rischi in cui si incorre quando un bambino con semplici difficoltà di apprendimento viene scambiato per un DSA, e come fare per evitarlo.

Da quando l’8 ottobre 2010 è stata approvata la Leg 170 sono stati garantiti a tutti i bambini con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) il successo scolastico (Art 2, comma 1, punto b).

Insomma, quelli che prima erano considerati come bambini svogliati o con scarse abilità oggi possono essere segnalati come casi sospetti di DSA: ma sarà sempre e solo dopo una valutazione specialistica che potremo conoscere la diagnosi precisa.

Quello che oggi dunque avviene è che la scuola segnala gli studenti con difficoltà evidenti nell’apprendimento: di tutti questi casi individuati è molto probabile che alcuni poi siano diagnosticati come DSA, ovvero con un disturbo a carattere neurobiologico e che necessitano di una didattica personalizzata, uso di strumenti dispensativi/compensativi e attività di potenziamento (DM 5669/11, MIUR).

Tra i casi segnalati però, vi potranno anche essere i bambini con difficoltà di apprendimento, dunque senza nessun disturbo neurobiologico, ai quali ciò che serve è una migliore didattica, un metodo di studio più efficace, o con previ cicli di aiuto pomeridiano, infatti sono proprio coloro ai quali basta poco per ottenere notevoli miglioramenti che spesso rientrano nella “difficoltà” di apprendimento, piuttosto che di un “disturbo”.

E se dunque anche bambini con difficoltà di apprendimento venissero invece diagnosticati come DSA? Cosa cosa potrebbe succedere e come evitare che ciò accada?

Facciamo un esempio: se un bambino è Dislessico, quindi che la sua caratteristica neurobiologica gli rende difficoltoso apprendere dei concetti attraverso lo strumento della lettura, scrittura o calcolo, quello che posso fare, ad esempio, è di non farlo leggere come primo lettore (dispensazione) e di aiutarlo leggendo io il brano o tramite sintesi vocale (compensazione). Se invece un bambino ha una semplice difficoltà di apprendimento ma lo scambio per Dislessico e lo dispenso dalla lettura, accade che gli precludiamo un apprendimento in cui invece potrebbe riuscire autonomamente. La stessa situazione potrebbe accadere negli errori ortografici (disortografia), qualità della scrittura (disgrafia) ed errori ed abilità di calcolo (discalculia).

Per evitare che ciò accada

In Italia abbiamo delle linee guida per effettuare le diagnosi di DSA molto precise e dettagliate: CC, PARC e ISS CC (ecco i migliori testi per la diagnosi di DSA, qui)

Questi documenti indicano in modo preciso che servono alcuni criteri specifici per la diagnosi di DSA.

Nel dettaglio ne servono n°”X” di criteri di inclusione e n°”X” per quelli di esclusione. Se questi sono presenti allora ne serviranno altri n°”X” per la dislessia, n°”X” per disortgrafia, n°”X” per la disgrafia e n°”X” per discalculia (criteri tutti suddivisi e riportati nel testo “Diagnosi dei Disturbi Evolutivi” di Vio e Lo Presti, qui).

Insomma, i documenti ufficiali riportano di conseguenza che la diagnosi di DSA sia qualcosa di più di un elenco di prove e punteggi. Ma è fatta di un’anali accurata del caso in esame, al fine di individuare nel dettaglio non solo se è DSA o meno, ma anche che tipo di DSA e come esso funziona (diagnosi funzionale).

Accertarsi dunque con precisione se si tratta di DSA o meno è indispensabile per l’aiuto pertinente. Infatti se la diagnosi non è ben definita, rischiamo la mancata identificazione del problema, come quando troviamo nelle diagnosi la semplice sigla “trattasi di DSA Dislessia, etc.”, mentre in realtà ci interessa sapere di che tipo di Dislessia stiamo parlando, esempio se fonologica o lessicale. Da qui cambia tutto per l’aiuto per quel preciso soggetto.

Una diagnosi generica è spesso una delle causa di un aiuto inadeguato. Pertanto nello scambiare un bambino con difficoltà di studio per DSA , corriamo il rischio sia di non ottenere miglioramenti e sia di avere possibili ricadute sul piano sia emotivo e che motivazionale.

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