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Contenuti in lingua straniera – CLIL

Fonte: MIUR

Le scuole di ogni ordine e grado hanno attivato sperimentazioni di contenuti veicolati in una lingua straniera in base all’autonomia didattica. L’insegnamento di una disciplina in lingua straniera è obbligatorio nell’ultimo anno dei licei e istituti tecnici.

Nei Licei Linguistici l’insegnamento è previsto a partire dalla classe terza in una lingua straniera e dalla classe quarta in un’altra lingua straniera.

Il termine CLIL è l’acronimo di Content and Language Integrated Learning.

Si tratta di una metodologia che prevede l’insegnamento di contenuti in lingua straniera. Ciò favorisce sia l’acquisizione di contenuti disciplinari sia l’apprendimento della lingua straniera.

Il percorso normativo

La Legge 53 del 2003 ha riorganizzato la scuola secondaria di secondo grado e i Regolamenti attuativi del 2010 hanno introdotto l’insegnamento di una disciplina non linguistica (DNL) in una lingua straniera nell’ultimo anno dei Licei e degli Istituti Tecnici e di due discipline non linguistiche in lingua straniera nei Licei Linguistici a partire dal terzo e quarto anno.

La Legge 107 del 2015, all’articolo 7, definisce come obiettivi formativi prioritari “la valorizzazione e il potenziamento delle competenze linguistiche, con particolare riferimento all’italiano nonché alla lingua inglese e ad altre lingue dell’Unione europea, anche mediante l’utilizzo della metodologia Content language integrated learning”.

Il Piano per la Formazione dei docenti 2016-2019, nel punto 4.4 Competenze di lingua straniera, evidenzia che i percorsi di metodologia CLIL sono fondamentali:

  • per attuare pienamente quanto prescritto dai Regolamenenti del 2010
  • per ampliare l’offerta formativa attraverso contenuti veicolati in lingua straniera in tutte le classi delle scuole primarie e delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Le prime sperimentazioni

Il CLIL è una metodologia di insegnamento che si è sviluppata in diversi Paesi europei a partire dalla metà degli anni 1990, quando in Italia, grazie allo sviluppo di progetti europei, organizzati da varie istituzioni e Università, alcune scuole hanno attivato sperimentazioni di insegnamenti di contenuti disciplinari in lingua straniera. Il nostro è il primo paese dell’Unione Europea a introdurre il CLIL in modo ordinamentale nella scuola secondaria di secondo grado.

Il profilo del docente CLIL

Il profilo del docente CLIL della scuola secondaria di secondo grado è caratterizzato da:

  • competenze linguistico-comunicative nella lingua straniera veicolare di livello C1 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue (QCER)
  • competenze metodologico-didattiche acquisite al termine di un corso di perfezionamento universitario del valore di 60 CFU per i docenti in formazione iniziale e di 20 CFU per i docenti in servizio.

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Norme transitorie CLIL per licei e istituti tecnici MIURAOODGOS prot. 4969 Roma, 25 luglio 2014

Norme transitorie per i licei linguistici prot. 240 del 16 gennaio 2013

 

 

 

A scuola con le app per smartphone e tablet

Insegnanti e studenti comunicano con messaggi, chat e social network fatti apposta per essere usati in classe. Come Remind, adottato già da milioni di persone negli Usa. Ma anche da noi qualcosa si muove

Si riaprono le scuole e, negli Stati Uniti, sta avendo un grande successo Remind , un’app che consente agli insegnanti di gestire i rapporti con studenti e genitori attraverso il cellulare. L’ha inventata il 27enne Brett remindKopf che, nel 2009, insieme a suo fratello maggiore, ha fondato una startup omonima nella città di San Francisco.

Un milione di insegnanti e 17 milioni di genitori e studenti hanno già scaricato l’applicazione, disponibile gratis in versione iOS e Android. In Stati come il Texas, Alabama, e la Georgia, tra il 40 e il 50% dei docenti utilizza Remind che, di recente, si è arricchita di nuove funzioni. Nell’App Store di Apple ha scalato la classifica delle migliori applicazioni raggiungendo il terzo posto.

Grazie a questo software, inizialmente concepito a sostegno dei disturbi dell’apprendimento scolastico come la dislessia (Brett ne è stato affetto da bambino), gli insegnanti possono mantenere una comunicazione costante e in tempo reale con genitori e alunni, informando e aggiornando gli interlocutori sui compiti da svolgere a casa, o ricordando scadenze di interrogazioni e orari di ricevimenti. Tramite app le famiglie possono, del resto, essere avvistate quando la scuola chiude per cattive condizioni di tempo o su altre insolite circostanze. I genitori, oltre tutto, sono in grado di controllare anche se i loro figli sono stati diligenti in classe e, eventualmente, la loro assenza ingiustificata. Attraverso Remind è possibile, del resto, inviare, anche programmandoli, documenti, foto e messaggi di testo.

Nell’ultima versione è stata introdotta la funzione di messaggistica vocale e alcuni opzioni di risposta ad icone (stella, punto interrogativo ecc.) per il ricevente, in modo da avere un feedback immediato e aumentare il coinvolgimento della classe.

Il ritorno per particolari domande e richieste sulla difficoltà di una materia o sulla partecipazione ad una gita di scuola è più facilmente visualizzabile e controllabile. Per ragioni di sicurezza, Remind nasconde agli insegnanti il numero di cellulare del singolo studente e non permette l’invio di messaggi individuali ma solo di gruppo. L’obiettivo dei creatori è molto ambizioso : connettere ogni insegnante, studente e docente su scala globale per migliorare l’attività scolastica. A questo scopo, il cellulare è una tecnologia ideale, data la sua quasi universale diffusione.

In ambito scolastico, c’è un’ampia disponibilità di app, con funzioni differenti e più o meno avanzate. Tra le tante si possono menzionare TeacherKit , Smart Seat , Blackboard , Edmodo , che integra funzionalità di gestione della didattica tipici dei Learning Management System (LMS), o Schoology , chiamato Facebook degli insegnanti, e Google Apps for education , che include la piattaforma Google Classroom.

Fonte: La Stampa

Quali compiti dovrebbe svolgere il referente DSA e BES a inizio anno scolastico

Consiglio_Classe3.gifLa figura del referente DSA e BES non ha mai ricevuto un riconoscimento giuridico, pur essendo chiamato a svolgere importanti compiti in una realtà scolastica sempre più impegnata a prestare attenzione agli studenti nelle loro specifiche peculiarità.

È vero che il destino di questi alunni si gioca poi all’interno delle aule scolastiche in relazione dinamica con insegnanti e gruppo dei pari, ma è altrettanto chiaro che, laddove i referenti DSA e BES riescono a svolgere un ruolo di supporto e coordinamento delle forze in gioco, tutto “scorre” più facilmente.

Cosa può fare nel concreto il referente? Alcuni suggerimenti possono essere presi in considerazione.

ACCOGLIENZA: dedicare le giornate di accoglienza delle classi prime delle scuole secondarie di primo e secondo grado alla proiezione di filmati a tema può essere più efficace di mille documenti normativi per comprendere la realtà DSA o BES.

DATABASE: raccogliere in una sorta di “piccolo centro di documentazione” d’istituto tutte le buone prassi didattiche realizzate negli anni scolastici precedenti, anche in collaborazione con la Funzione Strumentale per l’Informatica, può costituire  fonte di consultazione e studio per l’intero corpo docente.

SCREENING: favorire un atteggiamento di positiva attenzione ai segnali di possibile disturbo di apprendimento o difficoltà scolastica, attraverso l’uso di appositi screening può servire ad un riconoscimento nei tempi appropriati, con positive ricadute nel successivo iter scolastico dello studente.

SPORTELLO D’ASCOLTO: dedicare un paio d’ore mensili all’ascolto delle richieste o dei dubbi di studenti, genitori, insegnanti può aiutare a “tenere il polso” della situazione del proprio istituto, favorendo un proficuo passaggio di comunicazioni tra le parti che intervengono nel processo formativo.

Di Claudia Gabrieli

Fonte: Bes e Dsa – orizzonteScuola.it

Come leggono i dislessici

Forse uno dei modi migliori per capire realmente la difficoltà di un bambino con dislessia è provare a leggere come lui stesso legge, ogni giorno.

Nel testo sotto, poche righe, sono state sostituite le lettere “uguali” pdqb, sono state le parole sono state messe su piani diversi, gli spazi fra le parole ignorati….e così via.

Leggi a voce alta, mentre qualcuno alle tue spalle, ride, sbuffa e ti prende in giro, mentre l’insegnante piuttosto stressata di dice…”e..su!….leggi meglio!…ma non vedi che quella è una P?!!”

Come-legge-un-dislessico

 

(le difficoltà nella lettura possono essere diverse da soggetto a soggetto, il testo proposto è solo uno, dei modi in cui può vedere un dislessico)

Come pensi si possa sentire un bambino?

Tu come ti sei sentito?

Per vedere un video ancora più realistico cliccate

La fatica di leggere del dott. G. Lo presti

Scrivere sotto dettatura; perchè evitare

La scrittura è un’abilità complessa, che richiede la capacità di organizzare in sequenza una serie di movimenti fini.

Per acquisire una scrittura veloce e sicura occorre pratica e tempo, ognuno di noi impiega circa dieci anni per sviluppare il proprio stile.

Ci sono dei disturbi  specifici di apprendimento che rendono la scrittura, un lavoro faticoso stressante e psicologicamente devastante.

helpPer i bambini/ragazzi con questi disturbi ,  scrivere è molto difficoltoso, per impugnare la penna impiegano molta forza, molta più di quella necessaria, si ha come conseguenza che solo dopo poche righe, arriva la fatica, i muscoli e tendini causa la troppa tensione, fanno male, aumenta la sudorazione alla mano, e quest’ultima passando sopra allo scritto provoca aloni e “sbaffi”, come se questo non bastasse hanno difficoltà a riconoscere alcuni fonemi, e a tradurli in grafemi ed ecco che una b diventa una p o una v diventa una f, ma i disturbi li portano anche ad invertire lettere e sillabe ed ecco che cane diventa neca…

Il bambino con DSA al quale viene imposto di scrivere sotto dettatura, viene sottoposto ad una “tortura” ; lo stress fisico e psicologico è enorme.

Il bambino avrà non solo difficoltà oggettive ma anche psicologiche,  perchè il bambino subirà un rallentamento nella scrittura, più scriverà e più si rallenterà, chiederà all’insegnante di ripetere, e lo farà una volta, due, forse tre…ma poi la maestra inizierà a “sbuffare” gli dirà di sbrigarsi, che non si può stare un’ora per scrivere due righe, i compagni rideranno di lui e lo prenderanno in giro, lui sarà ancora più nervoso, stanco e arrabbiato, non chiederà più di ripetere per la vergogna, lasciando indietro parole, periodi o scriverà solo scarabocchi per far vedere alla maestra che sta scrivendo quando invece non riesce a starle dietro.

Il risultato finale sarà un testo scritto in una lingua sconosciuta, senza capo ne coda, e il bambino e la persona che lo segue nei compiti a casa, di solito la mamma, dovranno passare tutto il pomeriggio a decodificare lo scritto, passando ore al telefono con altre mamme, qualcuna disponibile qualcuna meno, a farsi ridettare ciò che è stato fatto la mattina…, e questo tutti i giorni per tutti i 9 mesi scolastici, per tutti gli anni…..a me è successo per 5 anni consecutivi! È stata dura…telefonavo a giro a quelle 3-4 mamme Pressione atmosferica  primache capivano il problema, conoscevo gli orari dei loro ragazzi, cercavo di chiamare in momenti che sapevo erano in casa, ma anche nella loro grande disponibilità ogni tanto sentivo che disturbavo che avevo sbagliato il momento…..perchè….. non era solo leggere le semplici consegne dei compiti….

TUTTO QUESTO PUÒ E DEVE ESSERE EVITATO

La legge 170/10 dice che i bambini e i ragazzi con DSA, DEVONO essere ESONERATI dalla scrittura sotto dettatura.

Si può risolvere il problema dei dettati che tanto piacciono agli insegnanti (specialmente della scuola primaria), con del semplice buon senso.

Ecco alcune proposte che propongo per alleviare il lavoro agli alunni:

Esonerare l’alunno dallo scrivere sotto dettatura e…

  • Fare fotocopie dal quaderno dei compagni, sempre, ogni volta, ogni materia.
  • Se le fotocopie sono troppe e la scuola NON PUÒ FARLE, chiedere ai genitori un contributo, per le spese delle fotocopie
  • Se la  scuola non può chiedere denaro alla famiglia, per motivi fiscali, quest’ultima può acquistare carta e toner per la stampante, e fare una sorta di donazione alla scuola.
  • Se tutto questo non è possibile  c’è un sistema più economo, munirsi della vecchia e cara carta carbone e fogli x fotocopie, li si mette nel quaderno di un ragazzo, (a turno) il quale man mano che scriverà, farà la copia per il suo compagno in difficoltà (può essere anche un modo x rendere i compagni più consapevoli dei disturbi di apprendimento) dopo di chè si può o incollare il foglio con la colla, o con il nastro adesivo.
  • Ultimo consiglio, il più semplice, quello che sarebbe il più risolutivo, è quello di smettere di dettare pagine e pagine di quadernone ai bambini, in 5 ore di scuola ci sono almeno 3 o 4 materie al giorno (per le elementari),  e dalle 3 alle 6 pagine per materia, uno sforzo immane per i ragazzi che hanno difficoltà a copiare o a scrivere sotto dettatura. Ci sono i libri, bisognerebbe usare quelli e basta, se i testi adottati dalla scuola non sono idonei o esaustivi vanno sostituiti con altri più completi e moderni, l’editoria offre un’ampissima scelta.

In qualsiasi modo il bambino/ragazzo andrà a casa sereno e avrà tutta la lezione in ordine e pronta per essere studiata,  come il resto della classe.