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Cosa sono le mappe procedurali

Fonte: Elisa Talignani, Psicologa dal sito psycheparma.it

Una mappa procedurale viene in genere costruita con l’intento di ripercorrere gli avvenimenti di un evento didattico nella loro successione cronologica.

La mappa procedurale è importantissima per molti studenti con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) e con Bisogni Educativi Speciali (BES), soprattutto se è compromessa la loro memoria di lavoro.

La memoria di lavoro comprende quei compiti cognitivi NON ancora AUTOMATIZZATI.

lo studente con difficoltà a carico della memoria di lavoro farà molta fatica a tenere a mente più concetti in contemporanea e a manipolarli, avrà quindi probabilmente difficoltà nel comprendere istruzioni orali complesse, a svolgere calcoli matematici a mente, ricordare a mente tutti i passaggi necessari per risolvere un problema matematico o un esercizio strutturato su più sotto-obiettivi. Ecco che in tutti questi casi poter contare su serie di istruzioni schematiche, chiare e disposte in ordine cronologico che illustrino e sintetizzino i vari passaggi da eseguire per portare a termine un compito, può rivelarsi provvidenziale e consentire allo studente di mantenere tutte le energie mentali intatte per comprendere l’esercizio e autocorreggere i propri errori.

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ATTENZIONE

Non tutti i professori (purtroppo) accettano questo tipo di mappa, specialmente nelle discipline scientifiche (matematica, fisica, chimica) quindi consiglio di farle vedere all’insegnante, ogni volta che si preparano ed eventualmente modificarle secondo le osservazioni del docente, poi farle firmare per accettazione, in modo che non abbiano poi obbiezioni al loro utilizzo in fare di verifica (scritta o orale).

Nell’anno della maturità quasi nessuno le accetta, perchè poi saranno portate agli esami…. quindi trovate un modo di farle senza essere troppo lunghi, magari usando disegni e simboli.

Norme sul trattenimento alla scuola dell’infanzia

Come è regolato il trattenimento all’infanzia? Chi lo decide? Quali sono le norme di riferimento?

Quando compiono 6 anni i bambini sono soggetti all’obbligo scolastico, ma questo non significa che tutti, qualsiasi sia la loro situazione, debbano entrare in una classe.

La possibilità di deroga è prevista dall’art. 114 del DPR 297 del 1994 per motivi di salute o altri impedimenti gravi oppure se i genitori dimostrano di procurare altrimenti l’istruzione. In caso di disabilità di fatto ci sono entrambe queste condizioni perché il bambino viene istruito in base alle sue potenzialità e non viene certo abbandonato, mandato a lavorare o cose simili.

Il ministero si è espresso su questo tema con le note 547 del 2014 e 4555 del 2015, ed entrambe, pur ponendo alcune limitazioni per evitare abusi, non escludono la possibilità della permanenza all’infanzia in casi particolari.

È possibile trattenere i bambini all’Infanzia in caso di disabilità o recente adozione internazionale, al massimo per un anno (mai oltre i 7 anni, quindi) su richiesta dei genitori e se tutti sono d’accordo: oltre ai genitori, quindi, anche insegnanti e specialisti che seguono il bambino. Acquisiti questi pareri, la responsabilità della decisione spetta al Dirigente Scolastico della scuola dell’Infanzia (Nota MIUR 547 del 21/2/14).

Più recentemente questa possibilità è prevista anche nelle circolari annuali delle iscrizioni. In quella del 2023 (n. 33071 del 30/11/23) a pag. 10 si legge: «Con riferimento alle deroghe all’obbligo di istruzione riguardanti bambini di sei anni con disabilità o arrivati per adozione internazionale, relative al trattenimento per un anno alla scuola dell’infanzia, si ricorda che le stesse sono consentite su richiesta della famiglia, in casi circostanziati, supportati da documentazione che ne attesti la necessità e in via del tutto eccezionale. Si rinvia sull’argomento alle linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati di cui alla Nota prot. n. 7443 del 14/12/2014, nonché all’articolo 114, comma 5, del d. lgs. 297/1994.»

Documento del 15 Maggio

Cos’è il Documento del 15 Maggio?

Il Documento del 15 di Maggio è un atto in cui sono riportati i “contenuti, i metodi, i mezzi, gli spazi ed i tempi del percorso formativo, nonché i criteri, gli strumenti di valutazione adottati e gli obiettivi raggiunti” .

Da chi è redatto il Documento del 15 di Maggio?

Il documento deve essere stilato entro il 15 Maggio dal Consiglio delle Classi Quinte delle scuole superiori per la commissione degli Esami di Stato e i candidati. I Consigli di Classe sono autonomi nel redigerlo, ma devono comunque essere presenti le informazioni riportate nel DL 62 del 2017 e tutte le informazioni sul percorso scolastico della classe, per le le Commissioni nelle varie fasi dell’Esame di stato.

Per chi è redatto e a chi deve essere consegnato il Documento del 15 di Maggio?

Il documento, pubblico, è affisso all’albo della scuola e deve essere consegnato a ogni candidato all’Esame, interno o esterno , anche se, purtroppo, non è ancora una prassi consolidata. Esso rappresenta uno strumento di orientamento e un vincolo per la preparazione della terza prova scritta e per la gestione del colloquio, di cui la Commissione è obbligata a tener conto. La mattina del giorno stabilito per lo svolgimento di detta prova, la commissione, in coerenza con quanto attestato nel predetto documento, predispone collegialmente il testo della terza prova scritta tenendo conto delle proposte avanzate da ciascuna componente».

Cosa deve riportare il Documento del 15 di Maggio?

All’interno del documento si troveranno
▪ resoconti delle singole discipline quali:
▪ profilo della classe,
▪ raggiungimento degli obiettivi,
▪ dettagliato programma svolto durante l’anno,
▪ metodologie didattiche,
▪ eventuali materiali didattici utilizzati,
▪ tipologie delle prove di verifica e criteri di valutazione.
▪ testi delle simulazioni della prima prova scritta con relative griglie di correzione;
▪ testi delle simulazioni della seconda prova scritta con relative griglie;
▪ testi delle simulazioni della terza prova scritta con relative griglie;
▪ griglia di valutazione del colloquio.

Breve guida degli acronimi della scuola

A 

ADHD   –  ATTENTION   DEFICIT   HYPERACTIVITY   DISORDER   in   italiano

D.D.A.I. – Deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività.

Il disturbo interessa alunni e studenti con problemi di controllo attentivo e/o attività; ha una causa neurobiologica e genera difficoltà di apprendimento e di socializzazione con i coetanei. In forma grave tale da compromettere il percorso scolastico, è presente in circa l’1% della popolazione scolastica.

B

B.E.S. –     Bisogni Educativi Speciali

Sono da considerarsi alunni BES i diversabili. I DSA e tutti gli alunni con deficit da disturbi non certificati compresi nella Direttiva del MIUR del 27 dicembre 2012 e con la C.M. applicativa del 6 Marzo 2013 e cioè:

  • deficit da disturbo dell’attenzione e iperattività; disturbo oppositivo-provocatorio;
  • border-line ( Q.I. 70/83 ) che non rientrano nella Legge 170/2011;
  • deficit del linguaggio / delle abilità non verbali / della coordinazione motoria;
  • alunni con difficoltà di apprendimento di carattere culturale: stranieri, caminanti, ecc.

C 

CH –          Minorati della vista

È la “sigla” riportata nei prospetti dell’Organico di sostegno per indicare i minorati della vista.

C.T.I. –      Centro Territoriale per l’Inclusività

Prenderanno il posto dei CTM e saranno coordinati, a livello provinciale, dal CTS. Dovrebbero avere funzioni più ampie ed una struttura di rete di Scuole comprese in un determinato territorio, con un proprio staff che fornisce consulenza, aggiornamento e formazione.

C.T.S. –     Centro Territoriale di Supporto per le nuove tecnologie

E’ stato istituito a livello provinciale ed ha compiti di supporto all’inclusione scolastica. È centro di supporto ai DSA come previsto dalla L.170/2010 e svolge funzioni di monitoraggio, formazione, aggiornamento, ricerca didattica sulle nuove tecnologi.

D

D.F. –        Diagnosi Funzionale

Per diagnosi funzionale si intende la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psico-fisico dell’alunno in situazione di handicap“ (D.P.R. 24/2/1994).

Alla D.F. provvede l’unità multidisciplinare composta dal medico specialista nella patologia segnalata, dallo specialista in neuropsichiatria infantile, dal terapista della riabilitazione, dagli operatori sociali in servizio presso l‘A.S.L. o in regime di convenzione con la medesima.

La D.F. serve a stabilire quali processi di apprendimento e/o adattamento vengono utilizzati da persone con problemi cognitivi e/o relazionali, quali strategie sono presenti, le abilità residue e/o compromesse, le potenzialità ed i livelli di sviluppo. Questa conoscenza deve però essere “funzionale” in senso estensivo, e cioè utile alla realizzazione concreta e quotidiana di attività didattiche ed educative appropriate, significative ed efficaci.

DH          MINORATI DELL’UDITO

E’ la “sigla” riportata nei prospetti dell’Organico di sostegno per indicare i minorati dell’udito.

D.S.A. –    Disturbi Specifici dell’Apprendimento

Dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia, individuati dalla necessaria certificazione e regolamentati dalla Legge 170/2010, resa attuativa dal D.M.5669/2011. Il Consiglio di classe dovrà predisporre un Piano Didattico Personalizzato (PDP) con cui ciascun docente esplicita gli strumenti dispensativi e compensativi della propria disciplina. Il PDP è prescrittivo come pure il consenso e la partecipazione della famiglia.

E

EH –          MINORATI PSICOFISICI

E’ la “sigla” riportata nei prospetti dell’Organico di sostegno per indicare i minorati psicofisici.

G

G.L.H. –    Gruppo di Lavoro H. d’Istituto

Istituito dalla Legge quadro 104/1992, art. 15. in ogni scuola che accoglie alunni con disabilità è presieduto dal dirigente scolastico e comprende altre componenti dell’Istituto (funzione strumentale, docenti, ASL, EE.LL., genitori in rappresentanza degli alunni disabili). È il GLH d’Istituto che fa richiesta all’USR nel mese di Giugno delle ore di sostegno e poi a settembre assegna il “sostegno” alla classe in cui è iscritto ciascun alunno disabile, ripartendolo dal “monte ore” complessivo e indistinto assegnato dall’Ufficio Scolastico Territoriale. Il GLH d’istituto, dall’a.s. 2013/2014, si implementa con altre figure di riferimento e diventa G.L.I.

G.L.I. –      Gruppo di Lavoro per l’Inclusione

Assorbe il GLH d’Istituto includendo i nuovi compiti che derivano dai Bisogni Educativi Speciali, per i quali sarà implementato da docenti referenti per i DSA e per gli alunni stranieri. Rimane di competenza del GLH d’Istituto la raccolta delle ore di sostegno dai singoli GLIC operativi sulla base delle effettive esigenze del caso.

G.L.H.O. – Gruppi di Lavoro Interistituzionali sul Caso

E’ il gruppo operativo istituito per ciascun alunno disabile. È costituito da personale della Scuola (Dirigente scolastico o suo Vicario, Funzione Strumentale, docenti curricolari e di sostegno, personale ATA) delle Asl (neuropsichiatra, terapista, ass. sociale) della famiglia e studente disabile.

G.L.I.P. – Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale

Presieduto dal Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale e coordinato dal Responsabile dell’Ufficio Inclusione Scolastica individua le linee di azione per l’integrazione scolastica, per gli Accordi di Programma, per gli interventi su specifiche disabilità (minorati della vista e dell’udito). Ne fanno parte rappresentanti delle ASL, dei CTM, delle Articolazioni zonali, della Provincia e delle Associazioni di disabili.

G.L.I.R. – Gruppo di Lavoro Interistituzionale Regionale

Riproduce il GLIP, però a livello Regionale.

G.O.M. Gruppo Operativo Multiprofessionale

Di competenza delle ASL è costituito da medici specialisti, psicologi, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione, educatori: ha il compito di stilare uno specifico piano abilitativo, riabilitativo, globale, chiamato P.A.R.G.

I

I.C.F. –     International Classificlation of Functioning, Disability and health.

Classificazione internazionale del funzionamento della disabilità e della salute dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità – 2001.

Si tratta di passare dalla prospettiva del “modello medico” alla prospettiva di un “modello bio-psico-sociale”. L’ICF recepisce pienamente il modello sociale della disabilità (quello delle legge 104/1992) però, nella prospettiva dell’ICF, la partecipazione alle attività sociali di una persona con disabilità è determinata dall’interazione della sua condizione di salute (a livello di strutture e di funzioni corporee) con le condizioni ambientali, culturali, sociali e personali (definite”fattori contestuali”) in cui essa vive.

Nel modello citato assume valore prioritario il “contesto”, i cui molteplici elementi possono essere classificati come “barriera”, qualora ostacolino l’attività e la partecipazione della persona, o “facilitatori” nel caso in cui, invece, favoriscano tali attività e partecipazione.

Le ASL dovrebbero elaborare la Diagnosi Funzionale sulla base dell’ICF.

I.N.D.I.R.E. – Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa

Istituto di ricerca del MIUR che contribuisce all’evoluzione della formazione e dell’innovazione scolastica sostenendo i progetti di miglioramento della Scuola.

I.N.VAL.S.I. – Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema Istruzione

Attraverso la somministrazione di prove specifiche alle classi 2^ e 5^ primaria, 1^ e 3^ secondaria 1° grado e 2^ secondaria 2° grado il Sistema verifica gli standard di apprendimento e del percorso formativo in ordine ai traguardi delle competenze. La prova nazionale della 3^ secondaria di 1° grado ha modificato l’esame finale del 1° ciclo di istruzione che diventa quindi ESAME DI STATO poiché la prova INVALSI costituisce materia di valutazione d’esame e contribuisce alla media del voto finale.

O 

O.C.S.E. –   Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico

E’ una organizzazione internazionale che sviluppa indagini, studi e statistiche anche sulla Scuola, mettendo spesso a confronto i nostri risultati con quelli di altri Paesi.

O.M.S. –     Organizzazione Mondiale della Sanità

Invia direttive ai singolo Stati in materia di Salute Pubblica. Importante l’I.C.F. la lassificazione su funzionamento e sulla salute del 2001 recepita dallo Stato Italiano nel 2004 (a cui dovranno adeguarsi le ASL e la Scuola)

P

P.A.R.G. – Piano Abilitativo Riabilitativo Globale

Elaborato dal GOM (vedi GOM)

P.A.I.     Piano Annuale di Inclusività

Il P.A.I. “piano formativo per gli alunni con bisogni educativi speciali”, è lo strumento per una progettazione della propria offerta formativa in senso inclusivo, è lo sfondo ed il fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli obiettivi comuni, le linee guida per un concreto impegno programmatico per l’inclusione. Va deliberato da ogni Collegio Docenti entro il mese di Giugno.

P.D.F.    Profilo Dinamico Funzionale

Raccoglie la sintesi conoscitiva riferita al singolo alunno, relativamente alle osservazioni compiute sullo stesso in contesti diversi, da parte di tutti i differenti operatori che interagiscono con lui: Famiglia, Scuola, Servizi. Indica le caratteristiche fisiche, psichiche, sociali ed affettive dell’alunno e pone in rilievo sia le difficoltà di apprendimento conseguenti alla situazione di handicap, con relative possibilità di recupero, sia le capacità possedute che possono essere sostenute, sollecitate, progressivamente rafforzate e sviluppate nel rispetto delle scelte culturali della persona handicappata (D.L. 297/1994).

Durante gli incontri del GLIC avviene la stesura e/o la lettura del PDF a cui segue la compilazione del Piano educativo individualizzato (PEI)

P.D.P. –    Piano Didattico Personalizzato

Riguarda gli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento – DSA.

Viene elaborato dal Consiglio di classe: ciascun insegnante individualizza l’insegnamento della propria disciplina (DM 5669/2011) e personalizza l’insegnamento con gli strumenti di tipo dispensativo e compensativo previsti dalla Legge 170/2011.

P.E.I. –     Piano Educativo Individualizzato

Consente agli insegnanti, evidenziando capacità ed analizzando limiti, di:

  • dimensionare in modo adeguato alle potenzialità dell’alunno gli obiettivi e i relativi sotto obiettivi;
  • adottare metodologie più mirate alle capacità e alle intelligenze possedute dal soggetto;
  • scegliere didattiche alternative specifiche, funzionali e adattabili;
  • privilegiare aree cognitive di più facile accesso e di maggior produttività;
  • programmare percorsi e interventi, insistendo sulle abilità e potenzialità evidenziate nel profilo dinamico funzionale, ed utilizzando canali diversi anche vicarianti ai fini di un maggior

U

U.S.R. –    Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia

È l’articolazione regionale del Ministero dell’istruzione. Il Direttore Generale ha competenza in materia di istruzione su tutte le scuole di ogni ordine e grado statali e paritarie della regione Puglia.

U.S.T. –    Ufficio Scolastico Territoriale

È l’Ufficio Scolastico Regionale con competenza territoriale, ha un proprio Dirigente.