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Tutto quello che bisogna sapere sul PDP (Piano Didattico Personalizzato)

pdp1PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO

per alunni con DSA (o BES senza certificazione di DSA o legge 104).

  • Piano: perchè prevede la predisposizione di un programma, un progetto, un insieme di strategie condivise.
  • Didattico: perchè il suo scopo è quello di favorire la didattica ovvero migliorare l’efficienza dell’apprendimento degli allievi, migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’insegnamento del docente.
  • Personalizzato: deve essere funzionale a individuare le metodologie, gli strumenti e le strategie più adeguate per ogni singolo alunno.

Il PDP  è previsto dal DM 12 luglio 2011 e dalle allegate Linee Guida la sua stesura è OBBLIGATORIA  per tutti gli studenti con certificazione ai sensi della Legge 170.

Cos’è il PDP – piano didattico personalizzato? Quando si attua?

È chiamato in questo modo il documento di programmazione con il quale la scuola definisce gli interventi che intende mettere in atto nei confronti degli alunni con esigenze didattiche particolari ma non riconducibili alla disabilità (in caso di disabilità, come è noto, il documento di programmazione si chiama PEI, Piano Didattico Individualizzato, ben diverso per contenuti e modalità di definizione).

Il PDP deve contenere (indicazioni date dal MIUR nelle linee guida allegate al Dlgs 5669/11 pag 8):
  1. Dati anagrafici
  2. Tipologia del disturbo
  3.  Profilo di funzionamento 
  4. Strategie didattiche individualizzato e personalizzate
  5. Strumenti compensativi
  6. Misure dispensative
  7. Forme di verifica e valutazione personalizzata

Il MIUR ha anche forrnito dei  modelli di PDP (anche se non sono vincolanti)

Come NON deve essere fatto un PDP

A meno la scuola non intenda che vada bene utilizzare TUTTI gli strumenti possibili e immaginabili (cosa che dubito fortemente).

Il PDP deve essere “Personalizzato”, seguendo il profilo di funzionamento dello studente (certificazione), quindi
per ogni disciplina si indicano nel dettaglio gli strumenti compensativi e dispensativi da utilizzare.

Evitare di approvare un PDP con su scritto che gli strumenti compensativi vengono usati a “discrezione del docente”, perchè il disturbo dello studente non è a discrezione del ragazzo, c’è sempre e gli strumenti vanno usati sempre (Legge 104/10 e il suo decreto attuativo DM 5669/11 con linee guida allegate).

DA CHI DEVE ESSERE COMPILATO IL PDP

Il PDP è un documento che deve essere scritto dagli insegnanti, seguendo le indicazione che l’equipe medica che ha redatto la certificazione e in base a ciò che hanno riscontrato durante i primi mesi di osservazione dello studente, LA NORMATIVA  RACCOMANDA IL RACCORDO con la famiglia, secondo le LINEE GUIDA pag. 8, è inoltre “fondamentale il raccordo con la famiglia che può comunicare alla scuola eventuali osservazioni su esperienze sviluppate dallo studente anche autonomamente o attraverso percorsi extrascolastica“, questo perchè è la famiglia che ha seguito il ragazzo anche nei corsi di studi precedenti, e sa quali strumenti e strategie possono essere efficaci e quali no, quindi può dare informazioni importanti, può essere coinvolto anche il ragazzo stesso, se sufficientemente grande.

Quali sono gli strumenti compensativi ed i dispensativi che si possono inserire?

Gli strumenti compensativi sono tutti gli strumenti didattici e tecnologici che sollevano lo studente con DSA da una prestazione resa difficoltosa dal disturbo, senza peraltro facilitargli il compito dal punto di vista cognitivo.

Tabelle dalle linee guida

L’utilizzo di tali strumenti non è immediato quindi la scuola deve impegnarsi nell’aiutarlo ad usarli  D.M. 5669 del 2011 art. 4 c. 4 dice che: «Le Istituzioni scolastiche assicurano l’impiego degli opportuni strumenti compensativi, curando particolarmente l’acquisizione, da parte dell’alunno e dello studente con DSA, delle competenze per un efficiente utilizzo degli stessi.»

Le misure dispensative sono invece interventi che consentono all’alunno o allo studente di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento.

Per esempio, non è utile far leggere a un alunno con dislessia un lungo brano, in quanto l’esercizio, per via del disturbo, non migliora la sua prestazione nella lettura. 

L’adozione delle misure dispensative, dovrà essere sempre valutata sulla base dell’effettiva incidenza del disturbo sulle prestazioni richieste, in modo tale da non differenziare, in ordine agli obiettivi, il percorso di apprendimento dell’alunno o dello studente in questione.

ATTENZIONE: evitare di approvare un PDP con su scritto che gli strumenti compensativi vengono usati a "discrezione del docente", perchè il disturbo dello studente non è a discrezione dello studente, c'è semprre.

IMPORTANTE

  1. Il PDP deve, per legge, essere redatto entro il primo trimestre scolastico, viene chiamato periodo di osservazione, dove gli insegnanti conoscono lo studente e cercano di capire quli siano le strategie migliori per favoritre il successo formatico e scolastico, quindi supponendo che la scuola iniziasse il 12 settembre deve essere approvato entro 12 dicembre, ciò non toglie che può essere fatto prima, soprattutto quando lo studente è già conosciuto.
  2. Se la diagnosi viene consegnata durante l’anno, gli insegnanti devono redigerlo in poco tempo in quanto conoscono già l’alunno e non hanno bisogno del periodo di osservazione. 
  3. Nei mesi iniziali di scuola, fino a quando il PDP non è pronto e approvato, le personalizzazioni previste dalla legge 170/10 vanno attivate da subito, il PDP non ha lo scopo  di attivare gli interventi ma di esplicitarli.
  4. Il PDP deve essere rifatto ogni anno scolastico, e ha validità legale solo per quell’anno scolastico, il buon senso però dice che, se lo studente frequenta lo stesso istituto, il PDP  viene rispettato fino alla stesura del seguente.
  5. Il PDP può essere modificato in qualunque momento.
  6. La famiglia NON è OBBLIGATA a firmare il PDP se NON è d’accordo con ciò che è stato scritto. La legge prevede che si arrivi alla firma qualora il documento sia accettato da entrambi le parti. Buona cosa sarebbe se la scuola inviasse via mail alle famiglie copia della bozza del PDP per essere visionato, ed eventualmente chiedere delle modifiche, qualche giorno prima della data fissata per la firma.

Con l’approvazione del PDP non termina il dovere del docente che deve APPLICARE ciò che ha sottoscritto lungo tutto il periodo scolastico, il garante dell’applicazione è il Dirigente Scolastico. 

La scuola può elaborare un PDP anche gli alunni con Bisogni Educativi Speciali  (senza certificazione di DSA o di legge 104) qualora lo ritenga necessario (Direttiva BES) Nota Miur 2563 del 2013 quindi la scuola in questi casi non ha obbligo di redigere il PDP, ma se lo fa poi è obbligata a rispettarlo. 

Per la struttura del  PDP per gli alunni con BES (senza tutela della legge 170) non esistono modelli ufficiali  e neppure delle indicazioni sui contenuti, quindi ogni scuola lo redige come vuole.

Risposta MIUR del dott. Guido Dell’Acqua sulle questioni riguardanti il PDP e i 90 giorni di osservazione
Ecco le slide

Come spiegare ad un bambino cosa è la Dislessia

Quando un bambino ha difficoltà a scuola, difficoltà particolari come leggere scrivere e fare di conto, viene o dovrebbe venire a insegnanti e genitori che il bimbo abbia dei Disturbi Speciali di Apprendimento, a questo punto per sapere se è così o è solo una difficoltà momentanea, il bambino viene sottoposto a dei test da una equipe di medici composta da neuropsichiatra, psicologo e logopedista, ma come fare a dire al bambino perché deve fare quei test? Come fare per spiegare ad un bambino cosa sia la Dislessia?

Nel web ho trovato questo scritto che sicuramente vi potrà aiutare:

Ciao…mi chiamo Carlo, ho 8 anni e sono un bambino con DSA.

Ho saputo solo ieri di esserlo, me lo ha detto, con un grosso sorriso la mia mamma.

Quando l’ho saputo, ho avuto un po’ paura e così ho detto alla mia mamma che stavo bene, che non sentivo dolore in nessuna parte del corpo. Poi le ho chiesto: “Se ho un DSA dovrò prendere medicine, fare le punture?”.

La mamma mi ha sorriso, ancora una volta, poi si è inginocchiata per potermi guardare negli occhi e mi ha rincuorato dicendomi: “Cucciolo tu non stai male e non dovrai mai prendere nessuna medicina”.

Poi tenendomi le mani mi ha spiegato il significato di DSA. Mi ha detto che l’apprendimento avviene nel cervello e che nel cervello entrano tutte le cose che vediamo, sentiamo, studiamo e che si chiamano informazioni. Tutte queste informazioni arrivano e si muovono nel nostro cervello su percorsi che assomigliano a delle autostrade e queste autostrade sono percorse da moltissime macchine. Funziona più o meno così: queste macchine trasportano le informazioni verso le diverse zone del cervello e vanno velocissime.

Ho pensato “WOW”.

Poi ci sono tanti garage per ogni tipo di cosa da imparare. Garage per le parole, per i numeri, per i nomi, ecc.

Ogni volta che si impara una cosa nuova una macchina trasporta quella informazione nel suo garage.

Quando si ha un DSA alcune autostrade (solo alcune) non sono libere e quindi è facile che si formi una lunga coda di macchine, si resta un po’ bloccati nel traffico. A volte la coda si forma anche fuori il garage e questo comporta gli errori: si possono saltare delle sillabe nelle paroline, confondere alcune lettere, confondere il + con il x…e tutto diventa più complicato!

“Ok ho capito mamma. È un problema di traffico!”

“Si ma si può trovare una soluzione. Sai come fa papà quando, accompagnandoti a scuola, trova la strada piena di traffico? Lui risolve prendendo quella scorciatoia che in pochi conoscono.

Ecco così dovrai fare tu, dovrai trovare la tua (e solo tua) scorciatoia per non perdere tempo in autostrade affollate.

E ricordati, però, che per trovarla dovrai essere coraggioso e giocare con la creatività…così imparerai modi nuovi e più divertenti per far muovere con velocità le tue macchine!”

Ora ho capito finalmente che cosa vuol dire DSA. Certo sono ancora un po’ confuso, ma non ho più paura.

La mamma mi ha anche detto che molte persone con DSA sono diventate famose per aver fatto qualcosa di straordinario, alcuni hanno vinto anche un premio Nobel… Che figata!

Non ho paura perché la mia mamma lo dirà alla maestra e sono sicura che anche lei mi aiuterà a far andare le mie automobiline in modo ordinato, nelle scorciatoie che troveremo insieme. Perché la mia maestra è una forza con la creatività…e tornerò ad imparare, divertendomi.

 

 

Valutazione dei ragazzi con DSA

Molto spesso accade che i ragazzi con DSA siano valutati in maniera inferiore rispetto al normale, la giustificazione di questo secondo alcuni docenti è perchè hanno avuto la possibilità di :

  • consultare le mappe concettuali
  • avere la calcolatrice
  • avere più tempo
  • avere una quantità inferiore di esercizi o di domande rispetto al resto della classe

E’ bene ribadire ancora una volta che, queste cose sopra citate, non vengono date per dare un vantaggio allo studente con DSA, ma per metterlo alla pari degli altri ragazzi, in quanto senza, sarebbe senza dubbio in difetto rispetto ai compagni, quindi trovo assurdo che una volta messi alla pari con il resto della classe vengano poi penalizzati, per avere diritto ad usare glli strumenti dati dalla Legge 170, e relative Linee guida.

Ma oltre alla normativa già nominata, anni prima già c’erano circolare ed ordinanze che chiedevano agli insegnanti di tenere conto del  questo disagio di questi studenti e che la valutazione deveva essere fatta tenendo conto del DSA e quindi dell’impegno e non solo del risultato

SE QUESTO NON FOSSE SUFFICENTE IL DOTT. GUIDO DELL’ACQUA REFERENTE AREA BES DEL MIUR HA CHIARITO ALCUNE COSE

videoChiarimenti su come dare i voti ai ragazzi con DSAplayvideo
Cosa significa compensare uno scritto deficitario con  l’oraleplay
 Suggerimenti per i compiti in classeplay

 

 

 

Voglio iscrivermi all’Università: come fare?

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Hai deciso di proseguire gli studi dopo la scuola superiore? Ottima scelta!
Abbiamo chiesto alcuni consigli su come comportarsi a Eliana Francot, Presidente e formatrice della Sezione AID di Lecce, ricercatrice universitaria e delegata del Rettore dell’Università del Salento per la disabilità e i DSA.
Ecco tre semplici passi, con qualche consiglio e nota legale, per iscriversi all’Università con più serenità.

1 – Al compimento del 18° anno di età, segui l’iter previsto per il rilascio della diagnosi, facendo in modo che sia il più dettagliata possibile.

 

Se seguirai l’iter diagnostico dopo i 18 anni, la diagnosi resterà valida per tutto il percorso universitario. Secondo le Linee Guida della CNUDD, infatti, la diagnosi deve essere aggiornata dopo tre anni solo se è stata fatta prima della maggiore età:

“Come previsto dalla legge n.170 del 2010 (art. 3) e dal successivo Accordo Stato Regioni del 24/7/2012, la diagnosi deve essere aggiornata dopo 3 anni se eseguita dallo studente di minore età; non è obbligatorio che sia aggiornata se eseguita dopo il compimento del 18° anno.”

Se sulla diagnosi sono esplicitati in modo chiaro gli strumenti compensativi e le misure dispensative previste per te, è più probabile che le indicazioni dello specialista vengano rispettate. Quando le diagnosi sono vaghe e indicano in maniera generica di applicare la legge, gli strumenti compensativi e/o le misure dispensative potrebbero non essere concesse.

Ricorda: la normativa non dice espressamente ogni quanto va aggiornata la diagnosi, ma è fortemente consigliato farlo ad ogni cambio di ordine di scuola.

Se ti stai iscrivendo a un test d’ammissione con una diagnosi che risale ai tempi della scuola media, l’Università potrebbe non accettarla. L’appunto che ti potrebbero fare è che le indicazioni contenute nella diagnosi non sono attuali: la dislessia è un disturbo evolutivo, e non è detto che un ragazzo di 19 anni abbia bisogno delle stesse cose di cui aveva bisogno a 13 anni.

2 – Visita con largo anticipo il sito web dell’Ateneo in cui intendi presentare domanda di immatricolazione, per reperire alcune informazioni fondamentali.

Qual è l’ufficio che si occupa degli studenti con DSA e disabilità?
Per legge ogni Università deve averne uno all’interno, ma il nome cambia di Ateneo in Ateneo.
Di solito uno studente DSA si deve rivolgere allo stesso ufficio a cui si rivolgono gli studenti disabili. Sono pochissime le università che hanno differenziato gli uffici.

Quali sono le modalità con cui comunicare il proprio disturbo dell’apprendimento?
Generalmente si può fare tutto online, oppure inviando tramite mail i moduli previsti. Questi file, di norma, sono disponibili sulla pagina web dell’ufficio DSA o Disabilità di ciascun Ateneo.

Chi è il Delegato del Rettore alla disabilità e qual è la sua mail istituzionale?
Il Delegato alla disabilità è l’interlocutore a cui rivolgersi nel caso in cui non vengano rispettati i tuoi diritti di studente con DSA nonostante tu ti sia attenuto a quanto previsto dall’ufficio preposto. I nomi dei delegati o dei referenti del Rettore sono disponibili nella pagina web in cui sono elencati gli organi di governo dell’Ateneo in questione.

3 – Chiedi un appuntamento con gli addetti al servizio Disabilità o DSA, se ne esiste uno dedicato.

Quando hai scoperto qual è il termine entro cui presentare la domanda per accedere ai test d’ingresso è bene incontrare di persona, con il dovuto anticipo, gli amministrativi che si occupano del servizio.
In questo modo potrai assicurarti che tutti i materiali che hai inviato siano stati ricevuti e recepiti. Inoltre, potrai verificare che sia stato predisposto quanto necessario per il giorno del Test.
Insomma: per evitare brutte sorprese il giorno dell’esame d’ammissione è meglio controllare per tempo.

fonte: AID

Accesso agli atti e documenti, in vista delle modifiche per renderlo più facile

Fonte www.orizzontescuola.it

Ecco come…

Il diritto di accesso ai documenti amministrativi è stato disciplinato (e lo è tuttora, almeno sino all’approvazione dell’apposito decreto attuativo della riforma della Pubblica Amministrazione) dal decreto legislativo n. 33/2013 Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”. ( per il decreto qui )

 Il detto diritto è riconosciuto al fine di assicurare la trasparenza dell’attività amministrativa e di favorirne lo svolgimento imparziale (come leggiamo all’articolo 22 della legge n. 241/90).

Il procedimento di accesso agli atti della P.A. inizia con una richiesta, da parte del soggetto interessato, all’Amministrazione che detiene il/i documento/i o è responsabile del procedimento richiesto; gli uffici nei confronti dei quali si può esercitare il diritto di accesso sono: amministrazioni dello Stato; uffici pubblici; aziende autonome; enti pubblici; concessionari di servizi pubblici.

È chiaro che il cittadino non può avere accesso a tutti gli atti della P.A., in quanto ve ne sono alcuni, come i documenti coperti da segreto di Stato, da segreto o divieto di divulgazione, nei confronti dei quali non si può esercitare il suddetto diritto.

La condizione necessaria affinché si possa accedere agli atti della Pubblica Amministrazione è che vi sia da parte del richiedente un interesse giuridicamente rilevante nei confronti dell’atto e/o del procedimento oggetto del diritto di accesso. Mancando tale interesse, l’Amministrazione deve rifiutarsi di permettere la visione/riproduzione dell’atto e/o del procedimento richiesto.

Tale imprescindibile condizione, alla luce della Riforma della Pubblica Amministrazione verrà meno, stravolgendo quello che sino ad ora è stato il procedimento di accesso agli atti disciplinato dal suddetto decreto legislativo n. 33/2013 (non ci dilunghiamo sulla descrizione della procedura, sin qui prevista, in attesa che la nuova fonte normativa, ossia l’apposito decreto attuativo venga definitivamente approvato).

Tra i diversi decreti attuativi della Riforma “Madia”, quello che disciplina anche il procedimento di accesso agli atti della Pubblica Amministrazione è il decreto legislativo “Recante revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione pubblicità e trasparenza correttivo della legge 6 novembre 2012 n.190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell’articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n.124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, che, approvato già del Governo, dovrà ottenere il parere non vincolante del Parlamento e fare un ulteriore passaggio in Consiglio dei ministri.

Lo schema di decreto (pubblicato su Il Fatto Quotidiano) all’articolo 6, commi 1 e 2,  così detta:

1. L’articolo 5 del decreto legislativo n. 33 del 2013 è sostituito dal seguente: “Art. 5 (Dati pubblici aperti e accesso civico) – 1.Allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e di promuovere la partecipazione al dibattito pubblico, chiunque ha diritto di accedere ai dati detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione ai sensi del presente decreto, nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi pubblici e privati giuridicamente rilevanti.

2. L’esercizio del diritto di cui al comma 1 non è sottoposto ad alcuna limitazione quanto alla legittimazione soggettiva del richiedente. L’istanza di accesso civico identifica chiaramente i dati richiesti, non richiede motivazione ed è trasmessa all’ufficio che detiene i dati. In alternativa, la richiesta può essere trasmessa all’Ufficio relazioni con il pubblico o ad altro ufficio indicato dall’amministrazione nella sezione “Amministrazione trasparente” del sito istituzionale. Ove l’istanza abbia a oggetto dati oggetto di pubblicazione obbligatoria ai sensi del presente decreto, l’istanza può essere altresì presentata al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza. L’istanza può essere trasmessa per via telematica secondo le modalità previste dal decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni. Il rilascio di dati in formato elettronico o cartaceo è subordinato soltanto al rimborso del costo sostenuto dall’amministrazione.

Chiunque, quindi, può richiedere di accedere ai dati delle pubbliche amministrazioni, rispettando i limiti volti a tutelare gli interessi pubblici e privati giuridicamente rilevanti; la richiesta, inoltre, non deve essere motivata.

Dalla lettura del comma 1, si evince chiaramente che viene capovolto il principio dell’interesse giuridicamente rilevante: secondo il decreto legislativo n. 33/2013, la richiesta deve fondarsi su un interesse (del richiedente) giuridicamente rilevante nei confronti dell’atto e/o del procedimento oggetto del diritto di accesso; secondo il nuovo decreto legislativo, invece, chiunque può accedere agli atti della PA, anche chi non ha interesse nei confronti dell’atto. L’interesse giuridicamente rilevante da tenere in considerazione e da tutelare, invece, è quello dello Stato e di soggetti privati.

Il diritto d’accesso, così come previsto, dovrebbe assicurare la massima trasparenza degli atti della Pubblica Amministrazione, eccetto nei casi in cui (come appena detto) vi siano necessità di riservatezza dello Stato o di soggetti privati.

La riservatezza nei confronti dello Stato, con relativo rifiuto di accesso agli atti, entra in gioco qualora vi siano necessità di sicurezza pubblica, relazioni internazionali e dati circa la stabilità finanziaria.

La riservatezza nei confronti dei privati, invece, entra in gioco nel caso di dati personali e di interessi economici e commerciali.

Nei casi di riservatezza sopra descritti, l’accesso può comunque avvenire, qualora il richiedente riesca a dimostrare un interesse superiore alla conoscenza delle informazioni.

Il richiedente, inoltre, qualora l’Amministrazione non risponda o ritardi, può presentare ricorso al TAR (pagando un contributo unificato di 300 euro) trascorsi 30 giorni dalla richiesta. È, infine, previsto un indennizzo di 30 euro per ogni giorno di ritardo dopo il trentesimo.

La richiesta d’accesso deve specificare le generalità del richiedente, che deve allegare il documento d’identità e dichiarare la propria disponibilità a rimborsare i costi sostenuti dall’Amministrazione (fino ad oggi è stato gratuito).

Il richiedente, pur non conoscendo gli estremi dell’atto da visionare, può comunque avanzare la richiesta indicandone il contenuto e la data presunta.

Alla luce dell’analisi svolta, risulta evidente l’intento del legislatore di rendere maggiormente trasparente e, conseguentemente, imparzizale l’azione amministrativa.