COSA E’
Il P.D.F. è un documento, redatto successivamente alla D.F. che raccoglie la sintesi conoscitiva, riferita al singolo alunno, relativamente alle osservazioni compiute sullo stesso in contesti diversi, da parte di tutti i differenti operatori che interagiscono con
lui: famiglia, scuola, servizi.
Ha lo scopo di integrare le diverse informazioni già acquisite e indicare, dopo il primo inserimento scolastico, “il prevedibile livello di sviluppo che il bambino potrà raggiungere nei tempi brevi (sei mesi) e nei tempi medi (due anni)” (D.P.R. 24/2/94).
Questo documento “indica le caratteristiche fisiche, psichiche, sociali ed affettive dell’alunno e pone in rilievo sia le difficoltà di apprendimento conseguenti alla situazione di handicap, con relative possibilità di recupero, sia le capacità possedute che devono essere sostenute, sollecitate progressivamente, rafforzate e sviluppate
nel rispetto delle scelte culturali della persona handicappata” (D.L. 297/94).
Descrive cioè “in modo analitico i possibili livelli di risposta dell’alunno in situazione di handicap riferiti alle relazioni in atto e a quelle programmabili” (D.P.R. 24/2/94).
In sostanza il P.D.F., senza pretese definitorie e classificatorie, rappresenta un momento di interazione e di confronto tra i diversi punti di vista dei soggetti coinvolti nella relazione educativa con l’alunno (docenti, tecnici U.L.S. e, fin dove possibile, la famiglia) con particolare riferimento all’ambiente scolastico.
COSA CONTIENE
Il Profilo descrive ed evidenzia:
- i livelli di ” funzionalità” nelle varie aree in cui il soggetto esprime la sua identità;
- le dinamiche relazionali e i rapporti interpersonali;
- gli apprendimenti riferiti a diversi ambiti di conoscenza e rapportati alle effettive occasioni/situazioni di esperienza;
- il quadro evolutivo e i potenziali di sviluppo, elementi indispensabili per promuovere una progettazione in chiave educativa, piuttosto che riabilitativa e quindi “comprende necessariamente:
a) la descrizione funzionale dell'alunno in relazione alle difficoltà che egli dimostra di
incontrare nei vari settori di attività;
b) l'analisi dello sviluppo potenziale dell'alunno a breve e medio termine, desunto dall'esame dei seguenti parametri:
- -cognitivo, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione al livello di sviluppo
raggiunto (normodotazione;
- ritardo lieve, medio, grave; disarmonia medio grave; fase di sviluppo controllata; etàmentale, ecc.) alle strategie utilizzate per la soluzione dei compiti propri della fascia d’età, allo stile cognitivo, alla capacità di usare, in modo integrato, competenze diverse;
- affettivo-relazionale, esaminato nelle potenzialità esprimibili rispetto all’area del sè, al rapporto con gli altri, alle motivazioni dei rapporti e dell’atteggiamento rispetto all’apprendimento scolastico, con i suoi diversi interlocutori;
- comunicazionale, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione alle modalità di interazione, ai contenuti prevalenti, ai mezzi privilegiati;
- linguistico, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione alla comprensione del linguaggio orale, alla produzione verbale, all’uso comunicativo del linguaggio, all’uso del pensiero verbale, all’uso di linguaggi alternativi o integrativi;
- sensoriale, esaminato soprattutto in riferimento alle potenzialità riferibili alla funzione visiva, uditiva, tattile;
- motorio-prassico, esaminato in riferimento alle potenzialità esprimibili in ordine alla motricità globale, alla motricità fine, alle prassie semplici e complesse e alle capacità di programmazione motorie interiorizzate;
- neuropsicologico, esaminato in riferimento alle potenzialità esprimibili riguardo alle capacità mnestiche, alla capacità intellettiva e all’organizzazione spazio-temporale;
- autonomia, esaminata in riferimento alle potenzialità esprimibili in relazione all’autonomia della persona e all’autonomia sociale;
- apprendimento, esaminato in relazione alle potenzialità esprimibili in relazione all’età pre-scolare, scolare (lettura, scrittura, calcolo, lettura di messaggi, lettura di istruzioni pratiche, ecc.).” (D.P.R.
24/2/94).
A COSA SERVE
Il P.D.F. è utile ai ” fini della formulazione di un piano educativo individualizzato P.E.I. (o personalizzato – P.E.P) perché consente all’insegnante, evidenziando capacità ed analizzando limiti, di:
- dimensionare in modo adeguato alle potenzialità dell’alunno gli obiettivi e i relativi sotto obiettivi;
- adottare metodologie più mirate alle capacità e alle intelligenze possedute dal soggetto;
- scegliere didattiche alternative specifiche, funzionali e adattabili;
- privilegiare aree cognitive di più facile accesso e di maggior produttività;
- programmare percorsi e interventi, insistendo sulle abilità e potenzialità evidenziate nel profilo dinamico funzionale, ed utilizzando canali diversi anche vicarianti ai fini di un maggior successo.
CHI LO REDIGE
Il P.D.F. “viene redatto dalla unità multidisciplinare dell’U.L.S.S., in collaborazione con il personale insegnante e i famigliari o gli esercenti la potestà parentale.” (D.P.R. 24/2/94).
L’unità multidisciplinare è composta da: medico specialista nella patologia, specialista in neuropsichiatria infantile, terapista della riabilitazione, psicologo, operatori sociali.
Per consentire la prima stesura o l’aggiornamento del P.D.F. vengono calendarizzati opportuni incontri interprofessionali per ogni alunno, durante l’anno scolastico interessato; per consentire i bilanci biennali, viene calendarizzato almeno 1 incontro interprofessionale; gli incontri sono promossi dal Capo di Istituto che li presiede
direttamente o tramite un proprio delegato.
QUANDO FORMULARLO
Il P.D.F. viene “aggiornato obbligatoriamente al termine della scuola materna, della scuola elementare, de lla scuola media e durante il corso di istruzione medio- superiore” (L.104/92; D.L.297/94).
Inoltre ” alla elaborazione del P.D.F. iniziale seguono, con il concorso degli operatori
dell’U.L.S.S., della scuola e della famiglia, verifiche per controllare gli effetti dei
diversi interventi e l’influenza esercitata dall’ambiente scolastico” (D.L. 297/94)
La rispondenza quindi del P.D.F. sarà valutata, mediante un bilancio diagnostico e prognostico, curato dal medesimo gruppo interprofessionale che ha definito il profilo, a scadenza di massima biennale (fine della 2° elementare, della 4° elementare, della 2° media, del biennio superiore e del 4° anno della scuola
superiore).
USO DEL P.D.F.
Poiché la compilazione del P.D.F. si configura come obbligo di legge (D.P.R. 24/02/1994), gli insegnanti di sostegno ed i docenti curricolari, con la collaborazione delle famiglie degli alunni, curano, a seguito della definizione congiunta con gli specialisti dell’ U.L.S.S , la stesura del profilo avendo cura, soprattutto, di esplorare il potenziale di sviluppo di ogni alunno, a breve e a medio termine, a partire dall’esame dei parametri indicati (autonomia, socializzazione, apprendimento – articolato per ambiti di conoscenza -, interessi,…) e quant’altro possa offrire un quadro il più possibile completo delle capacità, possibilità e carenze del soggetto.
Tali esiti potranno risultare maggiormente obiettivi qualora non ci si limiti ad analizzare intuitivamente, occasionalmente o approssimativamente comportamenti, abilità, apprendimenti, ma quando si utilizzano metodi e strumenti in grado di avviare ad osservazioni ed analisi sistematiche, precise, obiettive e continue,
aiutando così l’indagine che si va compiendo.
Non si intende ovviamente suggerire percorsi, dare indicazioni didattiche o metodologiche, nè offrire strumentazioni o proporre teorie, bensì incoraggiare il più possibile l’utilizzo di materiali sperimentali o sperimentati tali da facilitare l’attività degli operatori, da rendere più congruente la scelta degli obiettivi, più coerente il rapporto tra obiettivi/metodi/contenuti e situazione iniziale.
OSSERVAZIONE SISTEMATICA
Parliamo di Osservazione sistematica quando essa non è occasionale, non si serve di mediatori (ad es. questionari), è intenzionalmente inserita in un progetto educativo controllato e controllabile, ha esigenza di ricavare dati esaurienti e attendibili, è
precisa nel richiedere cosa osservare, come registrare le osservazioni, in che modo quantificare il tutto.
Tutto ciò richiede all’insegnante la capacità di delimitare il campo di osservazione a quei comportamenti direttamente e oggettivamente rilevabili e quantificabili e di tener sotto controllo il contesto in cui essi si presentano più facilmente.
E’ importante, nella registrazione, osservare non solo la frequenza di emissione della
manifestazione, ma anche la sua durata e l’intensità con cui si manifesta in modo da
avere sotto controllo l’entità reale del fenomeno e, poiché sarà impossibile una
osservazione che duri per tutto il tempo scolastico, si dovrà decidere, e quindi
programmare, anche in quali momenti, durante quali attività, alla presenza di quali
docenti, in quale periodo della giornata condurre l’osservazione e con quale
cadenza. Ovviamente l’osservazione va condotta nel contesto classe analizzando
anche, ad es., antecedenti e conseguenti che causano, mantengono, estinguono il comportamento, esaminando i feed-back negativi e positivi che il gruppo offre, controllando le dinamiche che il soggetto instaura nelle sue relazioni interpersonali, osservando il tipo di comunicazione che viene attivato all’interno della classe.
Questo consente di monitorare anche i più lievi cambiamenti, misurando anche le modifiche più insignificanti sia positive che negative: e ciò per confermare o meno il successo dell’intervento.