01. Psicologia dello spviluppo
02. Scuola di pensiero di Piaget
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ADHD – Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività
L’ ADHD è un disturbo evolutivo dell’autoregolazione del comportamento che si manifesta soprattutto con difficoltà di mantenimento dell’attenzione, del controllo motorio e delle risposte impulsive.
ADHD è l’acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder che in italiano si traduce come Disturbo da Deficit di Attezione ed Iperattività (DDAI).
Tale deficit rappresenta uno dei più comuni disturbi del Neurosviluppo che compromette ed interferisce il normale svolgimento della vita quotidiana del bambino o dell’adulto in tutti i contesti ambientali (casa, scuola, lavoro ecc..).
Il DSM-5 indica una prevalenza del disturbo con una frequenza maggiore nei maschi rispetto alla femmine con un rapporto di 6:1.
Ancora oggi le cause dell’insorgenza non sono confermate ma vengono definiti alcuni fattori di rischio:
- Basso peso alla nascita
- Assunzione di Alcol e fumo in gravidanza
- Ereditabilità: alterazione di geni che regolano il sistema dopaminergico.
Dagli ultimi studi effettuati, l’ADHD è causato da un difetto evolutivo dei circuiti cerebrali che regolano l’inibizione e la regolazione dell’autocontrollo dovuto dalla carenza di concentrazione di Dopomina.
La dopamina ha la funzione di inibire, regolare e modulare l’umore, le emozioni e le capacità di movimento.
Poiché i bambini con ADHD presentano una scarsa concentrazione di Dopamina, mostrano alterazioni degli impulsi sensoriali non riuscendo a reagire adeguatamente agli stimoli ambientali.
Gli studi scientifici realizzati in ambito neurobiologico hanno evidenziato anomalie strutturali in 4 regioni cerebrali: corteccia prefrontale, gangli della base, cervelletto e corpo calloso. Tali regioni sono deputate al sistema di controllo di vigilanza, delle capacità di inibizione, della memoria di lavoro, di flessibilità cognitiva.
Esistono 3 tipi di ADHD:
1) ADHD Inattentivo
2) ADHD Iperattivo-Impulsivo
3) ADHD Combinato (presenza di tutte e 3 le caratteristiche)
SEGNI CLINICI
I segni clinici persistenti nell’ADHD sono:
DISATTENZIONE: difficoltà a sostenere l’attenzione o a lavorare su un medesimo compito per un periodo prolungato.
IPERATTIVITA’: presenza di alti livelli di attività motoria e verbale.
IMPULSIVITA’: difficoltà di inibire il comportamento inappropriato in un determinato contesto, di posticipare la soddisfazione di un desiderio e di prevedere le possibili conseguenze a cui un’azione può comportare.
La difficoltà di Attenzione è il sintomo centrale che caratterizza tale disturbo in quanto è il sintomo che persiste più a lungo, talvolta anche fino all’età adulta; mentre l’eccessiva irrequietezza motoria tende a diminuire con l’avanzare dell’età.
E’ possibile, a volte, notare i sintomi che persistono anche intorno ai 3 anni di età in due ambiti differenti (scuola e casa).
CAMPANELLI DI ALLARME
ETA’ PRESCOLARE
In età prescolare il bambino con ADHD presenta comportamenti:
Passa da un’attività ad un’altra in maniera caotica e confusionale
Presente ipercinesia/ ipermotricità
Mostra difficoltà a rispettare le regole in quanto non riesce ad assimilarle e/o a conservare le informazioni per determinati giochi o compiti
Difficoltà a gestire ed a regolare gli impulsi
Durata ed intensità ridotta nel gioco
Presenza di comportamenti Oppositori – Provocatori
Presenza di comportamenti sociali inadeguati (difficoltà ad ascoltare l’altro, interrompe gli altri, comportamenti di sfida)
ETA’ SCOLARE (6-12 anni)
Il bambino scolare con ADHD può presentare:
Persistenza dell’instabilità motoria: tende ad alzarsi frequentemente
Scarsa capacità di Inibizione
Facile distraibilità
Difficoltà attentive più evidenti in base al compito realizzato
Difficoltà di apprendimento e scarsa motivazione allo studio
Difficoltà nelle Funzioni Esecutive (FE)
Presenza di alterazioni tono dell’umore/aggressività
Comportamenti oppositori/provocatori
Bassa Autostima e difficoltà nella gestione delle emozioni