Quando arriva una diagnosi di disturbo aspecifico senza altre indicazioni a scuola che si fa?
Tecnicamente non è un DSA, quindi gli insegnanti non sono obbligati a redigere un PDP, quello che possono fare fare, se ovviamente il consiglio di classe o il team dei docenti decide di intervenire, è far rientrare l’alunno in “alunno con Bisogni Educativi Speciali” (BES)
), e redigere comunque un PDP (perché ricordiamo che il PDP lo si compila in modo obbligatorio solamente se c’è diagnosi di DSA, in tutti gli altri casi è facoltà della scuola decidere se redigere o meno il PDP),
Se nella diagnosi non ci sono “suggerimenti” dei clinici su strategie didattiche o strumenti, cosa fare? (accade frequentemente)
Quetsa è un enorme mancanza da parte di chi fa la diagnosi non dare delle indicazioni chiare.
Lo studente e gli insegnanti sono “abbandonati a loro stessi”
tutto si baserà a questo punto sulla osservazione didattica.
Sicuramente un (buon) insegnante dopo aver osservato l’alunno saprà accorgersi delle sue difficoltà e potrà mettere in campo tutte le strategie del caso, magari consultandosi anche con la famiglia per capire il metodo di studio a casa, se ci sono persone specializzate che lo seguono, e magari, se possibile, anche con i medici che lo hanno in carico.
Questi problemi accadono perché chi fa le diagnosi, purtroppo, alle volte non ha conoscenze sulle metodologie didattiche (ma è anche ovvio che sia così, essendo medici e non docenti) e quindi fa delle diagnosi generiche, dove si va a "nascondere" dietro i codici e poi manca tutta la parte dell'intervento. D'altra parte anche i docenti si occupano di didattica e non di diagnosi cliniche, quindi sono da giustificare se in un primo momento senza indicazioni chiare, vadano per tentativi, nel cercare strategie didattiche efficaci per quel determinato studente.