Ci sentiamo spesso dire che il voto non rappresenta quel ragazzo, ma la sua prestazione in una materia.
Che il voto non è importante, che il voto tanto non incide sul futuro scolastico.
Che molti altri avevano voti bassi, eppure nella vita si sono realizzati.
Realmente è così, eppure…
Eppure rischia di non essere così per il ragazzo.
I ragazzi hanno delle emozioni amplificate, poco raziocinanti, comprendono meglio un numero che una spiegazione.
Il ragazzo alle volte si “sente quel voto”, e più è basso e più sente il vuoto di tutto quel voto.
Il vuoto nella voce della madre che gli dice “sei stato -lo stesso- bravissimo!”; il vuoto attorno a sè mentre i compagni più bravi si scambiano le pagelle.
Quel vuoto emotivo dei complimenti e delle piccole feste che non avrà mai.
E con cosa lo riempie questo vuoto?
Dipende, forse con rabbia, o con menefreghismo, altri con impegno, ma sicuramente lo dovrà riempiere.
Il più frequente e pericoloso modo è quando il ragazzo riempie questo vuoto con l’identità del “io NON sono quello bravo a scuola”.
In quel “NON” si rischia di generalizzare tutto se stessi: l’autostima, le amicizie, lo sport, le relazioni.
Questo è un messaggio per tutti, ma soprattutto per i genitori i cui figli hanno preso dei voti molto bassi rispetto all’impegno: non prendetevi la colpa.
Perchè non c’è nessuna colpa da prendersi.
State vicino ai vostri figli, fategli capire che a voi importa COSA sanno fare, in COSA sono bravi, di quello di cui PARLANO, e COME la pensano.
Dategli un’identità diversa del “NON-bravo”, dategli quella del Sapiente o del’Abile in ciò in cui sono bravi.
Pure se si trattasse di essere esperti nello smontare sempre lo stesso gioco o conoscere un solo libro.
Buona giornata.