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La proposta di legge “Modifiche alla legge 8 ottobre 2010, n° 170, e altre disposizioni per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disturbi specifici di apprendimento” presentata dagli onorevoli Laura Coccia, Cesare Damiano e Manuela Ghizzoni è stata depositata il 22 marzo 2017 in parlamento. Il testo è ora disponibile sul sito della camera dei deputati.
La proposta di legge affronta il tema della dislessia nell’adulto
estendendo il diritto a usufruire degli strumenti compensativi anche durante lo svolgimento delle prove di verifica o valutazione extra scolastiche come i concorsi pubblici, esami di teoria per la patente di guida e altre situazioni similari.
Viene affrontato in maniera più specifica il tema della diagnosi nell’adulto. Si richiedono criteri omogenei e procedure per l’individuazione delle strutture e degli specialisti pubblici o privati accreditati per le valutazioni diagnostiche e per le certificazioni delle persone, in particolare adulte, con DSA. Viene inoltre chiarito che le diagnosi di DSA rilasciate a persone maggiorenni non necessitano di aggiornamento.
La proposta di legge prevede infine al comma 5 dell’articolo 1, la possibilità per le aziende di istituire la figura del responsabile dell’inserimento lavorativo in analogia a quanto previsto dall’articolo 14, comma 4, lettera b), della legge 12 marzo 1999, n° 68 “norme per il diritto al lavoro dei disabili”.
Si tratterebbe quindi di una figura differente rispetto a quella nata per le persone con disabilità, ma non ancora ben delineata.
AID, che è da sempre promotrice di una netta distinzione tra i DSA e la disabilità, intende approfondire quali obiettivi i firmatari della proposta di legge intendano realizzare attraverso l’istituzione di questa figura e comprendere se essa possa essere realmente funzionale alle esigenze dei lavoratori dislessici.
L’associazione comprende la volontà di invitare le aziende alla valorizzazione dei differenti stili di apprendimento di ogni lavoratore, ma chiede particolare attenzione per evitare diversità di trattamento sul posto di lavoro e forme di assistenzialismo che produrrebbero un effetto contrario rispetto agli intenti esplicitati nella proposta di legge stessa.
L’Associazione Italiana Dislessia ringrazia i parlamentari che si sono fatti carico di affrontare il tema della dislessia nell’adulto e auspica la disponibilità degli stessi a una revisione migliorativa della proposta, tenendo conto delle indicazioni sopra citate.
Il Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana Dislessia
Fonte: AID
Questo conflitto in cui siamo, ora. Ne ho bisogno. Ho bisogno di questa lotta.
Non te lo posso dire perché non ho il lessico per farlo e comunque non avrebbe senso quello che direi.
Ma ho bisogno di questa lotta. Disperatamente.
Ho bisogno di odiarti ora, e ho bisogno che tu sopravviva a questo odio.
Ho bisogno che tu sopravviva al mio odiare te, e al tuo odiare me. Ho bisogno di questo conflitto anche se pure io lo detesto.
Non importa neanche su cosa stiamo litigando: l’ora di rientro a casa, i compiti, i panni sporchi, la mia stanza incasinata, uscire, restare a casa, andare via di casa, vivere in famiglia, ragazzo, ragazza, non avere amici, avere cattivi amici.
Non importa.
Ho bisogno di lottare con te su queste cose e ho bisogno che tu lo faccia con me.
Ho disperatamente bisogno che tu mantenga l’altro capo della corda.
Che ti ci aggrappi forte mentre io strattono il capo dalla mia parte, mentre cerco di trovare appigli per vivere questo mondo nuovo cui sento di affacciarmi. Prima sapevo chi fossi io, chi fossi tu, chi fossimo noi.
Ma ora, non lo so più.
In questo momento sto cercando i miei confini, e a volte riesco a trovarli solo quando tiro questa fune.
Quando spingo tutto quello che conoscevo al suo limite.
Allora io mi sento di esistere, e per un minuto riesco a respirare.
E lo so che ti manca tantissimo il bambino dolce che ero.
Lo so, perché manca anche a me quel bambino, e a volte questa nostalgia è quello che rende tutto doloroso per me al momento.
Ho bisogno di questa lotta e ho bisogno di vedere che, non importa quanto tremendi o esagerati i miei sentimenti siano, non distruggeranno me, né te. Ho bisogno che tu mi ami anche quando sono pessimo, anche quando sembra che io non ti ami. Ho bisogno che tu ami te stesso, e me, che tu ci ami entrambi e per conto di tutti e due.
Lo so che fa male essere antipatici, avere etichette di quello marcio.
Anche io provo la stessa cosa dentro, ma ho bisogno che tu lo tolleri, e che ti faccia aiutare da altri adulti per farlo.
Perché io non posso in questo momento.
Se vuoi stare insieme ai tuoi amici adulti e fare un “gruppo-di-mutuo-supporto-per-sopravvivere-al-tuo-adolescente”, fa’ pure.
O parlare di me alle mie spalle, non ho problemi.
Basta che non rinunci a me, che non rinunci a questo conflitto. Ne ho bisogno.
Questo è il conflitto che mi insegnerà che la mia ombra non è più grande della mia luce. Questo è il conflitto che mi insegnerà che i sentimenti negativi non significano la fine di una relazione. Questo è il conflitto che mi insegnerà come ascoltare me stesso, anche quando sono una delusione per gli altri.
E questo conflitto particolare, finirà. Come ogni tempesta, sarà spazzata via.
E io dimenticherò, e tu dimenticherai.
E poi tornerà da capo.
E io avrò bisogno che tu regga la corda di nuovo. Di nuovo e di nuovo, per anni.
Lo so che non c’è nulla di intrinsecamente soddisfacente in questa situazione per te. Lo so che probabilmente non ti ringrazierò mai per questo, o neanche te ne darò credito. Anzi probabilmente ti criticherò per tutto questo duro lavoro.
Sembrerà che niente che tu faccia sia mai abbastanza.
Eppure, io faccio affidamento interamente sulla tua capacità di restare in questo conflitto.
Non importa quanto io polemizzi, non importa quanto io mi lamenti. Non importa quanto mi chiuda in silenzio.
Per favore, resta dall’altro capo della fune. E lo so che stai facendo il lavoro più importante che qualcuno possa mai fare per me in questo momento.
Con amore, il tuo teenager
Per una scuola paritaria fornire il sostegno è obbligatorio (L. 62/2000 art. 1 c,. 4/e), non è un servizio supplementare, a domanda, da erogare solo su richiesta dalla famiglia.
Il costo del sostegno deriva dalla contrattazione tra scuola e famiglia, ma la scuola deve darsi da fare per sfruttare tutte le forme di finanziamento previste in questi casi da parte del ministero e degli enti locali in ultimo anche chiedendo uin contributo alle famiglie.
Il rispetto di tutte le norme nazionali sull’inclusione scolastica è infatti una delle condizioni indispensabili per il riconoscimento di scuola paritaria (L. 62/2000 art. 4/e).
Le scuola paritarie primarie possono fruire di una convenzione, detta di parifica (In base al DL 250 del 2005, e regolamento DPR 23 del 2008), con la quale il ministero sostiene tutti i costi del sostegno al 100%.
Negli altri ordini di scuola il contributo è solo parziale, quindi le scuole possono chiedere un contributo più o meno importante alla famiglia.