Per pagare quota associativa AID con carta PostePay, nuova procedura

Pe chi volesse pagare la quota associativa all’AID di 40 €. per usufuire dei libri digitali e volesse pagare con carta PostePay da quest’anno c’è una novità!

carta-postepayL’AID è iscritta al servizio Verified by Visa quindi per fare la transazione è necessario collegare il proprio numero di cellulare alla carta stessa (si fa allo sportello postale ci vogliono 2 minuti) e poi registrarsi a questo link 3D Secure: Mastercard SecureCode e Verified by Visa (dalla registrazione del numero allo sportello e registrati al servizio, a quando potete fare la transazione devono passare almento 24 ore)  a questo punto potete tranquillamente pagare la quota associativa, durante la procedura vi arriverà sul cellulare una password che dovete mettere nello spazio che vi verrà indicato, e poi andare nel sito LibroAid e procedee all’ordine dei libri…… è tutto molto semplice!

 

Qua tutta la procedura per ordinare i libri digitali

Trasparenza degli atti amministrativi anche nella scuola

Non siamo abituati all’idea che il Comune , come ogni altra amministrazione pubblica, svolga una ulteriore importantissima funzione di servizio pubblico in uno stato democratico:
quella di soddisfare il bisogno di informazione, di trasparenza, di partecipazione, di facilità dell’accesso del cittadino ai servizi e alla gestione della cosa pubblica.
Il diritto a vedere tutelato e soddisfatto questo bisogno è sancito dalle Leggi dello Stato, una di queste Leggi e’ la legge 241/90 sulla trasparenza della Pubblica Amministrazione.
In particolare l’art.2 per quello che concerne la definizione di una pratica ed essere indicato e reso pubblico il termine di conclusione il quale, se non viene definito alcun termine, la norma stabilisce che deve essere conclusa entro 30 giorni.
Il cittadino deve ricevere una comunicazione scritta (lettera, fax, telegramma) che lo avvisa dell’inizio della pratica che lo riguarda. La comunicazione è particolarmente importante quando la decisione della Amministrazione che conclude la pratica, può essere sfavorevole o comunque contro un interesse del cittadino.
Gli atti devono essere motivati, cioè devono essere spiegati i fatti e le ragioni per cui l’Amministrazione prende “particolari” decisioni e occorre altresì rendere pubblici i criteri e le modalità seguiti per dare contributi, sovvenzioni, sussidi…etc., a persone ed enti pubblici e privati che ne hanno fatto richiesta.
Esiste poi un articolo del Codice Penale che punisce il pubblico ufficiale o il responsabile amministrativo, che non abbia risposto a seguito della diffida con una ammenda e con una condanna…..ma a questo credo che non si debba mai arrivare, perché il buon senso e il rispetto verso il cittadino-utente sia doveroso da parte del responsabile del servizio e dell’Ente Locale.

Trasparenza degli atti amministrativi anche nella scuola

di Salvatore Nocera

Un genitore ha diritto ad avere informazioni dalla scuola circa il PEI del proprio figlio , sul perché egli non è stato convocato alla riunione di formulazione dello stesso, cui ha diritto di partecipare ( L.n. 104/92 art 12 comma 5), circa i risultati conseguiti dal figlio?

Risponde Salvatore Nocera:

Ai sensi della L.n. 241/90, chi ha interesse ad ottenere copia di un atto amministrativo, ha diritto ad averne copia. Nel caso di specie, non vi è dubbio che i genitori abbiano diritto ad avere tutta la documentazione amministrativa relativa all’integrazione scolastica del proprio figlio. Se i genitori desiderano però inoltre avere anche una “relazione sui risultati del percorso didattico svolto, il loro diritto ha come contenuto anche l’informazione sulla situazione scolastica del figlio, come per tutti i genitori. La scuola non può rifiutare tale informazione, perché ogni utente ha diritto di conoscere i risultati del servizio che viene reso. Nel caso di specie, tali risultati dovranno comunque risultare dai verbali dei Consigli di Classe e dagli scrutini quadrimestrali, di cui i genitori hanno diritto ad avere copia, per la sola parte riguardante il loro figliolo L.n. 241/90. Anzi i genitori debbono essere convocati dal Dirigente scolastico a partecipare alle riunioni del “Gruppo di lavoro sul caso”cosiddetto G L H operativo di cui all’art 12 comma 5 L.n. 104/92.Trattandosi di un obbligo di legge, i Dirigenti scolastici che non hanno provveduto a convocare i genitori per tali riunioni potrebbero essere chiamati a rispondere del reato di omissione di atti di ufficio.
In una scuola che, con la “Carta dei servizi”, il Regolamento dei diritti delle studentesse e degli studenti e l’obbligo del POF che deve contenere anche i principi ed i modi concreti di rapporto con i genitori utenti, i genitori sono sempre più soggetti attivi titolari del diritto all’informazione che l’amministrazione scolastica deve soddisfare per il rispetto dell’obbligo di trasparenza amministrativa.
I genitori, in quanto utenti del servizio scolastico possono agire da soli; ma possono anche farsi assistere dalle associazioni dei Consumatori e degli utenti, di cui alla L.n. 281/98 e, nel caso di alunni con handicap, dalle associazioni di promozione sociale di cui fanno parte, secondo quanto stabilito dalla L.n. 383/00, che riprende, generalizzandolo, un principio
già sancito dalla L.n. 104/92 nell’art 36 comma 2.
In conclusione l’autonomia scolastica di cui al DPR n. 275/99 non può essere intesa nel senso che il Dirigente scolastico può fare quel che vuole, anche contro i diritti dei Genitori, ma anzi esplicita l’obbligo del Dirigente scolastico di garantire risultati di efficienza ed efficacia del servizio da lui coordinato; di tali efficienza ed efficacia fà parte ineludibile anche il diritto all’informazione dei genitori sui risultati realizzati dai propri figlioli, che per quelli con handicap, è espressamente previsto dall’art 12 comma 6 della L.n. 104/92.

Salvatore Nocera

fonte: Educazione e scuola

 

Contenuti in lingua straniera – CLIL

Fonte: MIUR

Le scuole di ogni ordine e grado hanno attivato sperimentazioni di contenuti veicolati in una lingua straniera in base all’autonomia didattica. L’insegnamento di una disciplina in lingua straniera è obbligatorio nell’ultimo anno dei licei e istituti tecnici.

Nei Licei Linguistici l’insegnamento è previsto a partire dalla classe terza in una lingua straniera e dalla classe quarta in un’altra lingua straniera.

Il termine CLIL è l’acronimo di Content and Language Integrated Learning.

Si tratta di una metodologia che prevede l’insegnamento di contenuti in lingua straniera. Ciò favorisce sia l’acquisizione di contenuti disciplinari sia l’apprendimento della lingua straniera.

Il percorso normativo

La Legge 53 del 2003 ha riorganizzato la scuola secondaria di secondo grado e i Regolamenti attuativi del 2010 hanno introdotto l’insegnamento di una disciplina non linguistica (DNL) in una lingua straniera nell’ultimo anno dei Licei e degli Istituti Tecnici e di due discipline non linguistiche in lingua straniera nei Licei Linguistici a partire dal terzo e quarto anno.

La Legge 107 del 2015, all’articolo 7, definisce come obiettivi formativi prioritari “la valorizzazione e il potenziamento delle competenze linguistiche, con particolare riferimento all’italiano nonché alla lingua inglese e ad altre lingue dell’Unione europea, anche mediante l’utilizzo della metodologia Content language integrated learning”.

Il Piano per la Formazione dei docenti 2016-2019, nel punto 4.4 Competenze di lingua straniera, evidenzia che i percorsi di metodologia CLIL sono fondamentali:

  • per attuare pienamente quanto prescritto dai Regolamenenti del 2010
  • per ampliare l’offerta formativa attraverso contenuti veicolati in lingua straniera in tutte le classi delle scuole primarie e delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Le prime sperimentazioni

Il CLIL è una metodologia di insegnamento che si è sviluppata in diversi Paesi europei a partire dalla metà degli anni 1990, quando in Italia, grazie allo sviluppo di progetti europei, organizzati da varie istituzioni e Università, alcune scuole hanno attivato sperimentazioni di insegnamenti di contenuti disciplinari in lingua straniera. Il nostro è il primo paese dell’Unione Europea a introdurre il CLIL in modo ordinamentale nella scuola secondaria di secondo grado.

Il profilo del docente CLIL

Il profilo del docente CLIL della scuola secondaria di secondo grado è caratterizzato da:

  • competenze linguistico-comunicative nella lingua straniera veicolare di livello C1 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue (QCER)
  • competenze metodologico-didattiche acquisite al termine di un corso di perfezionamento universitario del valore di 60 CFU per i docenti in formazione iniziale e di 20 CFU per i docenti in servizio.

……

continua a leggere

Norme transitorie CLIL per licei e istituti tecnici MIURAOODGOS prot. 4969 Roma, 25 luglio 2014

Norme transitorie per i licei linguistici prot. 240 del 16 gennaio 2013

 

 

 

ATTENZIONE ai negazionisti della dislessia

CHI SONO I NEGAZIONISTI DELLA DISLESSIA ?

IL MESSAGGIO NEGAZIONISTA

negaOgni anno, e specialmente in prossimità dell’approvazione di normative o decreti sul mondo della scuola spuntano come funghi articoli filmati e altre forme di divulgazione di quello che pare essere un comune messaggio relativo alla tematica della dislessia.
Quello che vediamo è un messaggio Negazionista cioè il messaggio di chi vuol far credere, a chi legge l’articolo o vede il filmato, che : LA DISLESSIA NON ESISTE !

Questo è il messaggio negazionista nudo e crudo ed è il fine ultimo (o sarebbe meglio dire penultimo) della loro propaganda.

Tale affermazione è facilmente smentibile con i fatti o con una ricerca su internet, ma l’obiettivo del negazionista non è affermare un concetto, ma semplicemente creare il dubbio.

COME VIENE DIVULGATO

In passato i negazionisti scrivevano articoli e li divulgavano su tutti i giornali Italiani, i quali successivamente pubblicavano anche delle smentite a seguito della miriade di messaggi da parte delle famiglie dei ragazzi dislessici che dimostravano la falsità di quanto affermato, ma le smentite non servono a nulla, ormai l’articolo è fatto, ormai le persone l’avevano letto e l’obiettivo negazionista era stato raggiunto.
Successivamente i mezzi di comunicazione sono cambiati e quindi si cerca di sfruttare il web per far rimbalzare gli stessi articoli (omettendo le smentite degli stessi giornali).
Il trucco è semplice, ma è anche prevedibile e un giornalista scaltro può accorgersi che un affermazione come : “La dislessia non esiste” merita un minimo di verifica.

COME VIENE MASCHERATO IL MESSAGGIO

Il messaggio nudo e crudo è falso e se venisse divulgato così com’è tutti verrebbero stimolati a diffidare della sua veridicità e voler andare a controllare.
Come si può fare a far passare tale messaggio per vero ? semplice, basta evitare di dirlo apertamente limitandosi a suggerirlo attraverso un lungo discorso costituito da un 90% di verità condivise da tutti e un 10% di falsità che portano poi al reale messaggio.

COSA VIENE AFFERMATO

Il percorso è semplice, si parte da una affermazione:

Messaggio 1

“I medici ci vogliono tutti malati” : il che inserisce il primo messaggio: Non fidarti di chiunque ti faccia una diagnosi e di conseguenza non fidarti neanche di quello che c’è scritto nella diagnosi.

Messaggio 2

“La dislessia è una Malattia” : l’accostamento del termine dislessia a termini come malato,  sbagliato,  affetto da… ecc.. puntano a far credere alla popolazione che quel termine sia il nome di una malattia.
Tutti coloro che conoscono il tema della dislessia sanno che non si tratta di una malattia ma di una caratteristica dell’essere umano (così come è una caratteristica il mancinismo) e che la diagnosi di dislessia, la legge 170 sulla dislessia e i decreti relativi non parlano di malattia, perché non lo è questo basterebbe per far crollare il loro ragionamento, ma quando noi potremo smentirlo il messaggio sarà già divulgato in pieno stile negazionista.

Messaggio 3

Tuo figlio non è malato (vero) quindi non è dislessico (dislessia = malattia ) quindi …

A questo punto l’obbiettivo è già raggiunto e non serve dire altro se non descrivere le difficoltà tipiche della dislessia guardandosi però bene dal dire che si chiama dislessia ci si riferisce alle problematiche parlando direttamente di esse.

PERCHE’ FARE UNA COSA SIMILE?

Vi faccio un esempio ma userò il daltonismo al posto della dislessia per rendere i passaggi più chiari.

un Negazionista del daltonismo potrebbe esordire così:
– I medici ci vogliono tutti malati, ci sono un sacco di ragazzi che vengono definiti “Daltonici”, ma in realtà hanno solo un modo differente di vedere le cose e invece loro li devono etichettare, dirgli che sono malati,  sbagliati e che non potranno mai avere una vita normale;

  • e proseguire con una seconda fase dove parla di daltonismo senza però utilizzare il termine che vuole negare.
  • questi ragazzi sono belli, vivaci intelligenti e sanissimi, fanno solo fatica quando bisogna distinguere i colori. –

Da qui in poi arriva la parte più interessante perché viene detto che :

  • – IL DALTONISMO è una MALATTIA
  • – IL DALTONISMO non esiste
  • – Il ragazzo fa fatica con i colori

da questo punto in poi si lasciano i punti di sospensione su un discorso che verrà ripreso in altra sede

Il punto è semplice, alla difficoltà da affrontare viene suggerito un rimedio. Qui il negazionista, dopo aver convinto la persona che si rivolge a lui di quanto scritto sopra chiuderà il cerchio proponendogli il rimedio, il SUO rimedio.
e il gioco è fatto.

Se una persona di dicesse ho inventato un metodo nuovo (e magari costosissimo) per rispondere a un tuo bisogno tu prima di dargli retta andresti a documentarti e informarti.
Con il metodo negazionista è tutto più semplice perché egli parte appunto dal presupposto che tutte le persone esperte ti mentono e che quindi tu devi ascoltare e prendere per vero quello che ti dice lui.

SU COSA FANNO LEVA I NEGAZIONISTI :

Le strategie dei negazionisti per portare avanti il loro obiettivo : “Negare la dislessia” sono differenti e coinvolgono diversi ambiti.

INSEGNANTI : un insegnante che sente voci che dicono che la dislessia non esiste, le diagnosi sono fatte dai medici che ci vogliono tutti malati, unisce questa affermazione alle difficoltà che si hanno ogni giorno nel proprio mestiere ed è tentato da questo messaggio inconscio. “se i dislessici non sono dislessici allora perché devo fare tutta questa fatica per formarmi documentarmi, fare corsi … ”

COMPAGNI DI CLASSE E RELATIVE FAMIGLIE: un messaggio che i negazionisti passano è che il PDP e gli strumenti compensativi siano in realtà delle facilitazioni, una sorta di carta sconti sull’impegno scolastico
(in realtà dare uno strumento compensativo a un dislessico è come dare un paio di occhiali a uno che è miope, se tu gli togli gli occhiali lui sicuramente fa una inutile fatica bestiale, ma se li dai a uno che ci vede bene questo non ne ha giovamento, non è una carta vantaggi)
Questo unito al fatto che si afferma che i dislessici non sono dislessici porta a uno status di “ladro di carte vantaggi a tradimento”

Le famiglie dei compagni di classe sono indotte a vedere l’applicazione del PDP  (legge 170) come una ingiustizia da combattere.

Tutto questo porta alla crescita di situazioni ambientali sfavorevoli, disagio, discriminazione ed emarginazione.
Tutto ciò è provocato dalla perenne rivale della dislessia, la disinformazione.

LE FAMIGLIE DEI RAGAZZI DISLESSICI: il messaggio mandato alle famiglie è semplice ed è quello dello scarica barile.
“se tuo figlio fa fatica è perché qualcuno lo ha fatto diventare così, forse sono state quelle sciagurate delle maestre delle elementari che non sapevano insegnare” la diagnosi di dislessia arriva spesso quando sei all’inizio delle medie e quindi dare la “colpa” alle maestre elementari è cosa che può trovare il consenso anche dei professori delle medie “io ho tutta la buona volontà ma il ragazzo fa fatica per colpa delle maestre delle elementari, lo bocciamo e risolviamo il problema ”
Sappiamo tutti quanto sia spaesato un genitore che scopre da poco la dislessia del proprio figlio e di come si senta impreparato davanti a una tematica che probabilmente non conosce bene e come noi lo sanno bene anche i negazionisti.

I DISLESSICI: un ragazzo in fase adolescenziale vuole essere come gli altri vuole vestirsi come gli altri solo per essere accettato dal gruppo e essere diverso viene percepito da lui come un possibile motivo per essere allontanato o emarginato.
“Voglio essere come tutti gli altri”
indubbiamente anche questo è un punto su cui possono far leva i negazionisti.
Anche io ho affrontato quella fase per poi crescere e imparare a valorizzare le differenze all’interno del gruppo di amici (siamo tutti diversi e essere diversi fa di noi una squadra, una squadra di uguali ha o troppi attaccanti o troppi portieri )

INFORMAZIONE

La più grande arma contro la disinformazione è l’informazione, aiutiamo e aiutiamoci a fare in modo che tutti possano conoscere cos’è la dislessia

un abbraccio a tutti.

fonte: Giacomo Cutrera

DISCALCULIA O DISLESSIA CON DIFFICOLTA’ MATEMATICHE

Molti genitori ed insegnanti  si fanno questa domanda…

…gli alunni con diagnosi di DISLESSIA e non di DISCALCULIA manifestano i disturbi solo per le materie letterarie e non per quelle matematico-scientifiche?
Ebbene i  ragazzi dislessici hanno notevoli difficoltà anche nella matematica, nella chimica e nella fisica pur NON essendo DISCALCULICI,  in quanto la Dislessia è una difficoltà nella decodifica  dei simboli che siano LETTERE, NUMERI o SIMBOLI MATEMATICI  è indifferente, hanno difficoltà a ricopiare dalla lavagna o da un libro, inoltre la maggior parte dei ragazzi ha problemi di memoria.
Facciamo dei piccoli esempi:
SCRIVERE, LEGGERE E TRASCRIVERE  I NUMERI
DISCALCULIA DISLESSIA CON
DIFFICOLTA’ MATEMATICHE
  • Difficoltà a posizionare le cifre

1

  • Difficoltà a scrivere numeri sotto dettatura

– novemilasettecentodue
– 9702

  • Errori di trascrizione
11
  • Inversione di cifre

– da 15 a 51
– da 1574 a 7451


CONFRONTARE I NUMERI
DISCALCULIA DISLESSIA CON
DIFFICOLTA’ MATEMATICHE
  • Difficoltà a capire il valore del numero
  • Difficoltà a capire l’ordine sequenziale dei numeri (specialmente a ritroso)
  • Difficoltà a disporre i numeri sulla linea orientata
  • Difficoltà a decodificare “PIU’ GRANDE” o “PIU’ PICCOLO” o simili
  • Difficoltà a leggere e decodificare il numero

NELLE OPERAZIONI
DISCALCULIA DISLESSIA CON
DIFFICOLTA’ MATEMATICHE
  • Difficoltà nel capire somma come una addizione o differenza come sottrazione ecc….
  • Lentezza e difficoltà nei calcoli (con uso di carta e penna)
  • Impossibilità di fare calcoli mentali anche semplici
  • Difficoltà nel mettere in colonna in quanto non si capisce la posizione dei numeri
1
  • Difficoltà a ricordare i riporti
  • Lentezza nelle operazioni
  • Difficoltà nel recuperare i fatti numerici
  • Difficoltà memoria procedurale

Sito di Supporto allo studio per tutti gli studenti in modo particolare Bambini e Ragazzi con BES