Sai Nicoletta cosa pensavo ieri pomeriggio mentre preparavo quel lavoro che hai appena condiviso sul tuo sito?
Pensavo due cose.
La prima: pensavo che -tanto per cambiare come tu ben sai- stavo lavorando DI NASCOSTO, stavo svolgendo la mia quota di LAVORO NERO giornaliero perché, alla faccia di quanti non sanno quanto e come sia il lavoro di un insegnante, dopo la mia dose quotidiana al mattino a scuola (per intenderci le famose 18 ore per cui dicono di pagarci!), regolarmente TUTTI i pomeriggi me li passo a ri-lavorare; ed è così che ogni santo giorno dalle 14/14.30 alle 19/19.30 completo -nel chiuso della mia casa- il lavoro che inizio a scuola, ed è così (ma… sssssssss… non si sappia in giro altrimenti quei poveri di spirito -compresi i soliti politichini di turno- come potranno uscirsene con i loro beceri luoghi comuni e le loro affermazioni insensate???) che arrivo con un rapido conto ad almeno 45 ore di lavoro settimanale.
Ma poi questo pensiero è passato in secondo piano perché mi sono persa in questo o in quel lavoro da completare e in quel momento però… mi ha assalito un dubbio!
Il secondo pensiero infatti è stato: ma se poi il mio lavoro finisse sul sito di Nicoletta e qualche tipo furbo vi rilevasse errori terribili? errori tali da non dormirci di notte?
Ecco, è a questo secondo pensiero che voglio dedicare alcune riflessioni nella consapevolezza che -ahimè- la settimana scorsa, distrutta tra mappe sul fascismo, verifica di algebra e mappe di geografia astronomica, ho scritto MOTO DI ROTAZIONE descrivendo invece quello di RIVOLUZIONE e che, nel lavoro che hai appena pubblicato, la Terra pare si sia formata esattamente 4,7 miliardi di anni fa mentre io (questa volta volutamente e a ragione) sono stata brutalmente approssimativa e le ho tolto la bellezza di 200 milioni di anni… una bazzecola per il ragazzino per cui l’ho creato che alla domanda “quanto è lungo un secolo?” mi ha risposto “un giorno” e ha letto Federico II “Federico ii”.
Ora lascio andare la mia vena ironica e assumo panni più professionali dato che dal 1991 sono insegnante di sostegno, un ruolo che mi permette di andare ben oltre la mia laurea in lettere e la mia specializzazione in psicolinguistica (nel 1989 di dislessia parlavamo ma la mia tesi di specializzazione è lì a ricordarmi quegli studi) e di insegnare alla Secondaria di I grado oltre alle discipline per cui sono abilitata, regolarmente anche matematica e scienze, inglese e francese.
Forse è questo mio ruolo trasversale che mi fa parlare, forse è la condivisione metodologica che ho con te, Nicoletta. Non so.
Certo è che non capisco l’entrata a gamba tesa di certi colleghi che fanno la punta a matite già molto ben temperate! Chi sottilizza su presunti errori presenti nelle tue mappe forse non è a te che si dovrebbe rivolgere ma alle case editrici che pubblicano testi imprecisi (anche i libri in adozione nelle mie classi, per altro, parlano di monomi fratti!) ma poi, soprattutto, dovrebbe farsi un paio di domande e darsi un paio di risposte:
1) Nicoletta è una plurilaureata che si fregia di master accademici o è una mamma che per amore dei suoi figli è diventata un’esperta di metodologia didattica che a mio parere ne avrebbe da insegnare a tutti noi (e infatti presto lo farà!)?
2) Come mai Nicoletta-mamma si è dovuta inventare un secondo lavoro dedicando ogni suo istante alle mappe inserite in questo sito?
Nico, scusa l’interferenza, ma mi permetto di rispondere io.
Nicoletta vivendo lo studio a casa dei suoi figli ha sperimentato sul campo le difficoltà dei “veri” ragazzi DSA (quindi non solo dislessici, ma DSA e non “ti dichiaro DSA così hai una pezza d’appoggio se vai male” ma DSA che ad andare male proprio non ci stanno!) e da anni ha trovato DA SOLA le strategie adatte ad aiutarli ad imparare. Noi insegnanti (quelli almeno che hanno frequentato i corsi di formazione sul tema) ci siamo sentiti raccontare l’importanza di mediare i contenuti disciplinari con strategie adatte anche ai DSA, sbuffando abbiamo messo (forse) in pratica qualche volta quei consigli: nella mia scuola questo anno scolastico (???) la formazione collegiale sarà rivolta ad acquisire strumenti direttamente operativi adatti ad una didattica inclusiva (e a parere mio da “includere” ormai c’è almeno il 70/80% di ogni classe!).
Nicoletta poi (e lei sa come la penso in merito) non solo si è affiancata ai suoi figli nello studio ma si è sostituita a chi doveva istituzionalmente aiutarli ed evidentemente non lo faceva/non lo faceva adeguatamente: lei fa il lavoro che spetterebbe all’insegnante! Per farlo ovviamente utilizza i libri di testo dei suoi figli e QUEI contenuti transcodifica in mappe… credetemi, con uno scrupolo persino eccessivo.
Se allora il monomio fratto è un orrore (evidentemente molto diffuso peraltro) bastava porgerle la correzione e lei avrebbe corretto la mappa evitando che generazioni di studenti si confondessero al riguardo e dormissero sonni inquieti.
E’ evidente che la prospettiva di Nicoletta è diversa da quella dell’insegnante che cerca di essere tecnica e contenutisticamente ineccepibile, per lei è più importante il come imparare piuttosto che il cosa, lei non cerca teorie, assiomi, leggi ma strategie per rendere tutto ciò accessibile: quando ha creato lo schema su come calcolare il resto di una divisione con la calcolatrice io sono rimasta basita. Non ci sarei mai arrivata ma lei, che sapeva lo scopo, ha trovato il modo per arrivarci e insegnarlo ad Azzurra.
Nicoletta cerca e trova risposte ai bisogni e alle necessità dei suoi figli (e di tanti altri figli, non necessariamente DSA), non si fa domande sulla correttezza gnoseologica del libro di testo su cui sta lavorando (anche perché se fosse in grado di farlo sarebbe di certo una tuttologa honoris causa)!
Siccome credo faccia per molti un lavoro encomiabile, proviamo ad aiutarla, invece di sollevarle appunti lontani anni-luce dai nostri studenti che credo invece si domandino universalmente “a che serve l’algebra?”. Ecco, proviamo a rispondere loro aiutandoli a capire il perché del calcolo letterale e, magari, vediamo se con uno schema, una mappa, una tabella riusciamo a chiarire, sintetizzare, ripetere, aiutare a fissare gli aspetti fondamentali su cui devono imparare a muoversi.
Ciao Nico!
Sai Nicoletta cosa pensavo ieri pomeriggio mentre preparavo quel lavoro che hai appena condiviso sul tuo sito?
Pensavo due cose.
La prima: pensavo che -tanto per cambiare come tu ben sai- stavo lavorando DI NASCOSTO, stavo svolgendo la mia quota di LAVORO NERO giornaliero perché, alla faccia di quanti non sanno quanto e come sia il lavoro di un insegnante, dopo la mia dose quotidiana al mattino a scuola (per intenderci le famose 18 ore per cui dicono di pagarci!), regolarmente TUTTI i pomeriggi me li passo a ri-lavorare; ed è così che ogni santo giorno dalle 14/14.30 alle 19/19.30 completo -nel chiuso della mia casa- il lavoro che inizio a scuola, ed è così (ma… sssssssss… non si sappia in giro altrimenti quei poveri di spirito -compresi i soliti politichini di turno- come potranno uscirsene con i loro beceri luoghi comuni e le loro affermazioni insensate???) che arrivo con un rapido conto ad almeno 45 ore di lavoro settimanale.
Ma poi questo pensiero è passato in secondo piano perché mi sono persa in questo o in quel lavoro da completare e in quel momento però… mi ha assalito un dubbio!
Il secondo pensiero infatti è stato: ma se poi il mio lavoro finisse sul sito di Nicoletta e qualche tipo furbo vi rilevasse errori terribili? errori tali da non dormirci di notte?
Ecco, è a questo secondo pensiero che voglio dedicare alcune riflessioni nella consapevolezza che -ahimè- la settimana scorsa, distrutta tra mappe sul fascismo, verifica di algebra e mappe di geografia astronomica, ho scritto MOTO DI ROTAZIONE descrivendo invece quello di RIVOLUZIONE e che, nel lavoro che hai appena pubblicato, la Terra pare si sia formata esattamente 4,7 miliardi di anni fa mentre io (questa volta volutamente e a ragione) sono stata brutalmente approssimativa e le ho tolto la bellezza di 200 milioni di anni… una bazzecola per il ragazzino per cui l’ho creato che alla domanda “quanto è lungo un secolo?” mi ha risposto “un giorno” e ha letto Federico II “Federico ii”.
Ora lascio andare la mia vena ironica e assumo panni più professionali dato che dal 1991 sono insegnante di sostegno, un ruolo che mi permette di andare ben oltre la mia laurea in lettere e la mia specializzazione in psicolinguistica (nel 1989 di dislessia parlavamo ma la mia tesi di specializzazione è lì a ricordarmi quegli studi) e di insegnare alla Secondaria di I grado oltre alle discipline per cui sono abilitata, regolarmente anche matematica e scienze, inglese e francese.
Forse è questo mio ruolo trasversale che mi fa parlare, forse è la condivisione metodologica che ho con te, Nicoletta. Non so.
Certo è che non capisco l’entrata a gamba tesa di certi colleghi che fanno la punta a matite già molto ben temperate! Chi sottilizza su presunti errori presenti nelle tue mappe forse non è a te che si dovrebbe rivolgere ma alle case editrici che pubblicano testi imprecisi (anche i libri in adozione nelle mie classi, per altro, parlano di monomi fratti!) ma poi, soprattutto, dovrebbe farsi un paio di domande e darsi un paio di risposte:
1) Nicoletta è una plurilaureata che si fregia di master accademici o è una mamma che per amore dei suoi figli è diventata un’esperta di metodologia didattica che a mio parere ne avrebbe da insegnare a tutti noi (e infatti presto lo farà!)?
2) Come mai Nicoletta-mamma si è dovuta inventare un secondo lavoro dedicando ogni suo istante alle mappe inserite in questo sito?
Nico, scusa l’interferenza, ma mi permetto di rispondere io.
Nicoletta vivendo lo studio a casa dei suoi figli ha sperimentato sul campo le difficoltà dei “veri” ragazzi DSA (quindi non solo dislessici, ma DSA e non “ti dichiaro DSA così hai una pezza d’appoggio se vai male” ma DSA che ad andare male proprio non ci stanno!) e da anni ha trovato DA SOLA le strategie adatte ad aiutarli ad imparare. Noi insegnanti (quelli almeno che hanno frequentato i corsi di formazione sul tema) ci siamo sentiti raccontare l’importanza di mediare i contenuti disciplinari con strategie adatte anche ai DSA, sbuffando abbiamo messo (forse) in pratica qualche volta quei consigli: nella mia scuola questo anno scolastico (???) la formazione collegiale sarà rivolta ad acquisire strumenti direttamente operativi adatti ad una didattica inclusiva (e a parere mio da “includere” ormai c’è almeno il 70/80% di ogni classe!).
Nicoletta poi (e lei sa come la penso in merito) non solo si è affiancata ai suoi figli nello studio ma si è sostituita a chi doveva istituzionalmente aiutarli ed evidentemente non lo faceva/non lo faceva adeguatamente: lei fa il lavoro che spetterebbe all’insegnante! Per farlo ovviamente utilizza i libri di testo dei suoi figli e QUEI contenuti transcodifica in mappe… credetemi, con uno scrupolo persino eccessivo.
Se allora il monomio fratto è un orrore (evidentemente molto diffuso peraltro) bastava porgerle la correzione e lei avrebbe corretto la mappa evitando che generazioni di studenti si confondessero al riguardo e dormissero sonni inquieti.
E’ evidente che la prospettiva di Nicoletta è diversa da quella dell’insegnante che cerca di essere tecnica e contenutisticamente ineccepibile, per lei è più importante il come imparare piuttosto che il cosa, lei non cerca teorie, assiomi, leggi ma strategie per rendere tutto ciò accessibile: quando ha creato lo schema su come calcolare il resto di una divisione con la calcolatrice io sono rimasta basita. Non ci sarei mai arrivata ma lei, che sapeva lo scopo, ha trovato il modo per arrivarci e insegnarlo ad Azzurra.
Nicoletta cerca e trova risposte ai bisogni e alle necessità dei suoi figli (e di tanti altri figli, non necessariamente DSA), non si fa domande sulla correttezza gnoseologica del libro di testo su cui sta lavorando (anche perché se fosse in grado di farlo sarebbe di certo una tuttologa honoris causa)!
Siccome credo faccia per molti un lavoro encomiabile, proviamo ad aiutarla, invece di sollevarle appunti lontani anni-luce dai nostri studenti che credo invece si domandino universalmente “a che serve l’algebra?”. Ecco, proviamo a rispondere loro aiutandoli a capire il perché del calcolo letterale e, magari, vediamo se con uno schema, una mappa, una tabella riusciamo a chiarire, sintetizzare, ripetere, aiutare a fissare gli aspetti fondamentali su cui devono imparare a muoversi.
Ciao Nico!
Grazie cara,
ma diciamolo…tu si un pchino di parte…!
Comunque davvero grazie!